Il processo penale sui fatti relativi alla sparizione del decreto ingiuntivo con cui la società Condotte di Roma intimava alla Terme di Fogliano spa di pagare il corrispettivo dei pozzi scavati negli anni dell'amministrazione Finestra si è concluso con l'assoluzione degli imputati, e non ha dato conto delle ragioni che avrebbero portato qualcuno ad occultare quel documento, allo scopo di impedire che la spa delle terme potesse impugnare il decreto contestando la richiesta di Condotte. Né il processo ha fatto luce sui motivi che indussero l'allora Presidente della spa a riconoscere, con un'attestazione a penna su un foglio di carta bianca, il credito per l'escavazione dei pozzi e dunque a permettere all'azienda romana di poter ottenere dal giudice il decreto ingiuntivo che oggi, a distanza di vent'anni, ha segnato il definitivo tramonto dell'avventura termale a Capoportiere. Perlomeno quella che avrebbe visto il Comune di Latina promotore e protagonista dell'intrapresa.
Doveva essere chiaro già allora, come lo era stato del resto quando Finestra aveva cercato di giocare la carta del Parco Tematico, che attorno al progetto delle terme non c'era più in ballo l'idea di offrire alla città di Latina uno spunto per crescere e qualificarsi, ma piuttosto la volontà di fare business sfruttando la posizione di un'area a ridosso della Marina e le volumetrie previste dal Piano regolatore generale in funzione del progetto termale. Non sapremo mai come nasce e dove l'idea di costruire il percorso per ottenere un decreto ingiuntivo e poi di occultarlo per farlo diventare esecutivo e inappellabile, ma sappiamo invece con assoluta certezza che quella vicenda ha procurato un vantaggio milionario ad un'azienda privata ed un danno irrecuperabile all'amministrazione comunale.