Una cinta di muri tagliafuoco di colore grigio che perimetrano il palco, due porte Rei di grandi dimensioni ad apertura doppia, la separazione del palcoscenico dai locali attigui in ossequio alle normative anti incendio e alla necessità di rendere sicuro un proscenio che non lo è stato per anni. Il teatro D'Annunzio tornerà agibile ed in linea con le certificazioni anti-incendio e la sua capienza quasi originaria dopo due anni di agonia, ma lo fa attraverso il compromesso di una riduzione dello spazio scenico sul palco secondo il progetto originario che era stato rinverdito dal commissario Barbato. Ora che i lavori sono terminati e che mancano solo alcune certificazioni, è stato possibile intravedere il risultato già durante il concerto di Capodanno dell'1 gennaio, ma per capirne i reali effetti sugli allestimenti degli spettacoli ci vorrà l'inizio della "mini" stagione teatrale con l'Atcl al debutto il 27 gennaio con "Dieci piccoli indiani" (previsto in cartellone).
I passaggi mancanti
E' per quella data che anche il sindaco ha promesso la riapertura ufficiale e la piena agibilità della struttura, una volta acquisito il Certificato di Prevenzione Incendi con la Scia e riunitasi la commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli. Il Comune aveva prima sposato la proposta del sistema sprinkler (il sistema automatico di estinzione a pioggia) ma poi era emersa la difficoltà di conciliare i tempi delle nuove procedure di gara da attivare per la concreta realizzazione delle opere con i tempi di inizio della stagione teatrale. In sostanza per non essere costretti a interdire di nuovo la struttura per lungo tempo è stata scelta la vecchia strada, (più economica rispetto alla soma prevista di 330mila euro) che ha previsto una riduzione dello spazio sul palco per l'inserimento dei muri tagliafuoco.
Cosa cambia
Cosa cambierà per pubblico e attori? Lo spazio scenico e la visuale degli spettatori sono rimaste le stesse ma ora, dietro le quinte ci sono muri e porte che rendono più vincolate le uscite, prima possibili in ogni punto. I grandi allestimenti di conseguenza avranno difficoltà nel cambio scena. Facile immaginare che con le quinte in velluto si potranno creare uscite più agevoli, ma da un'altra visuale isolando il palcoscenico dal "dietro le quinte" (i camerini restano al piano superiore), miglioreranno la resa dei concerti e l'acustica.
I prossimi interventi
«Stiamo lavorando per riaprire definitivamente il teatro, all'appello mancano alcuni dispositivi tecnici- spiega l'assessore alla cultura Antonella Di Muro – le ragioni della scelta di queste modifiche rispetto al sistema sprinkler sono state di natura economica e temporali, bisognava fare presto e con spese contenute, ma alla fine a mio parere ne abbiamo giovato anche a livello tecnico, perché i muri non interferiscono con gli spazi a disposizione delle compagnie e l'acustica ne trae beneficio. Speriamo di superare presto questo passaggio per dedicarci agli altri che mancano, il Cafaro da risistemare ma anche gli altri lavori che permettano di riportare la struttura ad una funzionalità adeguata al suo rango». Perché all'appello mancano ora la risistemazione del Cafaro, teatro ridotto da 350 posti, il riassetto della sala conferenze (dove non c'è la scala esterna che permetterebbe di ripristinarne il vero accesso) e del teatrino dei Mille, uno spazio laboratorio da cento posti attivo fino al 2010 e ora in stato di abbandono dopo alcuni allagamenti ed infiltrazioni d'acqua trascurate per anni.
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