Crolli sul costone di Monte Leano giovedì pomeriggio, poco dopo le 14. Un forte boato ha allertato i residenti della zona di collina, che hanno visto la frana di sassi arrivare fin quasi dentro le abitazioni. I massi si sono staccati dal rilievo e hanno rotolato prendendo velocità in discesa, distruggendo le reti protettive incontrate sulla loro traiettoria. Si sono registrati danni ad almeno un edificio, colpito da un masso ma solo nella sua parte esterna. Nessuna persona è rimasta coinvolta ma tutti si chiedono cosa sarebbe potuto accadere se i crolli fossero stati ancora più consistenti.

L'episodio ha messo i cittadini che vivono ai piedi della montagna di fronte a un fatto: il rischio di frane è alto e le misure adottate per mitigarle sono insufficienti. Paura più che giustificata, hanno confermato vigili del fuoco e polizia municipale, giunti sul posto giovedì insieme ai carabinieri forestali, per fare un sopralluogo dopo l'allarme. La montagna, già caratterizzata da dissesto idrogeologico, con gli incendi dell'estate scorsa è rimasta quasi completamente priva di vegetazione. La macchia mediterranea che fungeva da barriera naturale, tenendo salde con le radici le rocce, ha lasciato il posto a una distesa di terra bruciata e pietra. Le piogge scavano nel terreno in pendenza, liberando i massi che di volta in volta si staccano e trascinano altri massi. Ora il pericolo è anche aumentato. Con i crolli di giovedì, le reti di protezione sono state abbattute. Chi vive sotto il Monte Leano è praticamente indifeso.

Vigili del fuoco e forestali dovranno ora analizzare l'area interessata dai crolli. Nei prossimi giorni saranno coinvolti i geologi. Ma è chiaro che è necessario un intervento che coinvolga anche la Regione. Proprio qualche settimana fa la città aveva potuto rallegrarsi per l'ottenimento di 4,5 milioni di euro riconosciuti per la messa in sicurezza del Monte Cucca. Una battaglia portata avanti per anni. Ma è evidente che il problema è più vasto. Ora sarà il Comune a decidere come intervenire con l'ente regionale. Dopo gli incendi estivi e il tornado di novembre, un'altra emergenza si è scagliata sulla città. Per i residenti si dovranno prevedere subito delle misure di tutela. Anche soltanto ripristinando il prima possibile le reti di protezione, che di fatto sono state l'unica barriera a rallentare la corsa dei massi verso le case. L'incubo del rischio idrogeologico non lascia in pace la città di Terracina.

Sul caso è intervento Marco Senesi di Ala sociale.  "I nuovi crolli che hanno interessato Monte Leano scuotono la comunità che vive ai piedi della montagna ci fanno riflettere sul tempo passato, sul tempo e sulla fatica che abbiamo impiegato per far finanziare la Messa in sicurezza di Monte Cucca. Un intervento che non riguarda solo la ferrovia ma un'intera comunità e giene da chiedersi se queste nuove circostanze non abbiano ricadute sulla sicurezza della fosinone mare. Ma questi nuovi crolli scuotono anche le nostre coscenze portandoci a riflettere sull' inciviltà delle persone che questa estate hanno appiccato incendi sulle nostre montagne generando un danno ambientale di immense proporzioni dato che la macchina mediterranea distrutta impiegherà almeno 20 anni per riprodursi. Ma in questo caso specifico si è andato ben oltre infierendo su una ferira già aperta. Assume così un importanza maggiore la notizia giunta prima di Natale del finanziamento di messa in sicurezza di Monte Cucca da parte della Regione. L'unico problema è che i cantieri apriranno nel 2019 perché il Comune cime stazione appaltante ha 1 anno di tempo per indire la gara ricordiamo europea e per rendicontare. Un anno in cui non basterà confidare nella clemenza della montagna. Servirà quantomeno ripristinare le rete di protezione che in questo caso hanno evitato il peggio. Come sempre ci metteremo a disposizione coinvolgendo gli uffici regionali".