Aveva dichiarato di vivere del comune di Ardea in provincia di Roma, in realtà si era trasferita a Gaeta. E' bastato poco però agli agenti del Commissariato di Ponticelli, in seguito a ulteriori accertamenti rintracciare Carmela Ricci, 49enne madre di Antonio De Martino, gravitante nel clan de Micco, nonché moglie di Francesco Di Martino un tempo affiliato al disciolto clan Sarno. La donna fermata nella città del Golfo era stata arresta già lo scorso dicembre, sempre dagli uomini del Commissariato di Polizia di Ponticelli, che sequestrarono sul suo appartamento, nel corso di un blitz, una pistola Tanfoglio, con matricola abrasa, completa di 22 cartucce calibro 380, oltre a due caricatori e un lampeggiante, di quelli in uso alle forze dell'ordine. Il tutto nascosto abilmente all'interno dell'appartamento dietro un'anta dell'armadio. Il 18 gennaio poi è arrivata la scarcerazione e contestualmente un provvedimento di divieto di dimora nella Regione Campania emesso dal Gip del Tribunale di Napoli. Pochi giorni dopo la Direzione distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli aveva emesso un'ordinanza di applicazione di misura coercitiva perché responsabile dei reati di detenzione abusiva di armi, ricettazione aggravata, con applicazione dell'articolo 7. Per la madre del pregiudicato vicino al clan De Micco è stata disposta anche l'aggravante di appartenenza a fatti di gravità mafiosa e camorristica. Avendo in essere il divieto di dimora nella regione Campania, la donna si era trasferita da pochi giorni nel Lazio e come indirizzo di residenza aveva fornito appunto quello del Comune di Ardea dove gli agenti del Commissariato di Polizia di Ponticelli non avevano trovato la donna. Attraverso ulteriori indagini è stato accertato che la donna si era trasferita nel sud pontino precisamente nel comune di Gaeta dove è stata ritracciata dai poliziotti che l'avevano arrestata l'ultimo giorno del 2017. Nella stessa giornata di ieri i poliziotti hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall'Autorità Giudiziara, trasferendo la donna presso la Casa circondariale femminile di Rebibbia.