La patologia - riscontrata nel 2014 all'Ospedale Bambino Gesù di Roma - è di quelle che non possono non gettare nello sconforto una famiglia: "disturbo misto della condotta e delle emozioni; ritardo cognitivo medio". A maggior ragione se il nucleo familiare, con l'assenza della madre che si è rifatta una vita altrove e un fratello che non può starle dietro, si riduce a un padre che non sa più a chi appellarsi per avere un sostegno nella lotta a questa patologia di cui soffre la figlia ventenne e che è impossibile da "arginare" senza l'ausilio di strutture idonee.
Al suo fianco, però, si è schierato da tempo Vincenzo La Pegna - il consigliere comunale di "Aprilia Valore Comune" e candidato al consiglio regionale nella lista "Noi con l'Italia-Udc" che appoggia Stefano Parisi -, il quale ha deciso, senza fare nomi per tutelare sia la ragazza che il genitore, di denunciare pubblicamente sul nostro giornale una vicenda che, di fatto, è finita nel dimenticatoio dopo la relazione, datata giugno 2015, che il Servizio Sociale del Comune di Aprilia inviò al Tribunale per i minorenni di Roma. «Tribunale che, a settembre 2015, stabilì l'affido ai Servizi sociali di Aprilia, competenti per territorio, affinché collocassero la ragazza in una struttura psichiatrica protetta e ad alto livello assistenziale - spiega La Pegna -, aggiungendo che si sarebbe dovuto continuare il monitoraggio del percorso della ragazza fino al compimento del ventunesimo anno d'età».
Già, ventunesimo anno che la ragazza compirà ad agosto. E poi cosa accadrà? «Poi - sottolinea La Pegna - sarebbe il caso che, come dispose il tribunale nel 2015, la ragazza continui ad essere affidata ai Servizi sociali di Aprilia in collaborazione con il Centro Sanità Mentale di Aprilia, e che entrambi elaborino un progetto volto a tutelare e supportare la ragazza collocandola in una struttura idonea».
Le condizioni della ragazza, intese come condotte di vita, si aggravarono nel 2014 con stati di agitazione psicomotoria, ma basta rileggere, nell'atto del tribunale, cosa avvenne prima di quell'anno per avere un'idea di quanto sia problematico il caso: i comportamenti della ragazza erano caratterizzati da promiscuità sessuale e abuso di sostanze alcoliche; nel 2012, da minorenne, partorì una bambina al Santa Maria Goretti di Latina che venne in seguito data in adozione; si rese protagonista di reiterate fughe sia da casa che dalle comunità presso le quali era stata collocata con esiti fallimentari. «In due anni non si è fatto nulla, tantomeno assistenza - tuona La Pegna -. Il giudice ha stabilito che venga seguita dai Servizi sociali che però si sono disinteressati del caso per la mancanza di una struttura idonea. Il Comitato familiari disagiati psichici è abbandonato a se stesso e per questo ha sempre attaccato l'amministrazione, e la Asl, per il ridimensionamento degli spazi dello stesso Csm. E questo padre, suo malgrado, è costretto ad andare avanti in solitudine tra mille difficoltà e continui solleciti ai Servizi sociali».