Impianto accusatorio da confermare ma ridurre le condanne a quattro dei quattordici imputati perché per il reato associativo contestato è nel frattempo maturata la prescrizione. Queste sono state le richieste del Procuratore generale Gustavo De Marinis al processo d'appello che vede le quattordici persone alla sbarra accusate di aver fatto affari facendo prostituire delle giovani straniere e utilizzando come "base" un hotel di Aprilia.
Dopo la requisitoria del rappresentante dell'accusa e di una parte delle difese, il processo è stato aggiornato a un'udienza di fine aprile per gli interventi degli ultimi difensori e la camera di consiglio che porterà alla sentenza d'appello.
Nell'ottobre del 2014, la Corte d'assise di Latina pronunciò una sentenza infliggendo condanne per complessivi un secolo di carcere e quasi un milione e mezzo di euro di multa. La tesi accusatoria è che a Latina, tra il 2004 e il 2006, fu costituita un'organizzazione criminale (per la quale sarebbe intervenuta la prescrizione del reato), creata da un albergatore, insieme ad altre tre persone, per un giro di prostituzione tra le province di Latina, Roma e Frosinone, anche se il giro sarebbe stato concentrato ad Aprilia e Anzio. Tutto l'iter giudiziario partì dalle denunce di due ragazze bulgare (entrate in Italia con un visto turistico) che fece scoprire la compravendita di ragazze in Stati non comunitari (anche se si trattò in gran parte di ragazze romene) e identificò in un albergo la base operativa. Vennero raccolte dagli inquirenti molte intercettazioni telefoniche e anche la definizione dei guadagni. Tra gli altri coinvolti (furono pronunciate ulteriori condanne comprese tra i quattro e i cinque anni), ci fu anche un maresciallo della finanza. Ieri, il Pg ha chiesto l'assoluzione per una imputata e la dichiarazione di non procedibilità per un ulteriore imputato nel frattempo deceduto.