La Corte di Cassazione ha rideterminato la pena nei confronti di Pietro Petrianni, accusato di omicidio volontario nei confronti del cognato. I giudici della Suprema Corte hanno deciso: da 18 anni a 17 anni e sei mesi in accoglimento del ricorso presentato dal legale dell'imputato, l'avvocato Oreste Palmieri che assiste l'imputato. Rigettato il ricorso del Procuratore generale, che aveva chiesto la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti dell'imputato. La difesa di Petrianni ha eccepito l'esclusione della premeditazione in Appello dove era stata esclusa questa aggravante e nella difficile e complicata posizione processuale di Petrianni ha puntato anche sulla derubricazione del reato di soppressione di cadavere in occultamente e questo punto è stato accolto. Tra i motivi che sono stati presi in esame e sono stati accolti anche quello relativo al ricalcolo matematico della pena che rispetto al secondo grado si è abbassato. In aula il castello accusatorio ha retto nei confronti di Petrianni che era stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario aggravato per aver sparato al cognato Maurizio Di Raimo il 5 giugno del 2015 tre colpi di pistola. La parte civile era rappresentata dall'avvocato Francesco Vasaturo.
La sentenza
Uccise il cognato, condanna a 17 anni e sei mesi per Petrianni
Latina - La decisione dei giudici della Corte di Cassazione. I fatti nel giugno del 2015