Lui dorme su un materassino poggiato sul pavimento del piccolo soggiorno, uno dei figli sul divano letto, la moglie e gli altri due figli invece nell'unica camera; nel mezzo una piccola cucina. Così da quasi dodici anni, in una malsana palazzina popolare priva di riscaldamenti, nella zona dell'ex Villaggio Trieste: quella che doveva essere una sistemazione provvisoria in attesa di un alloggio vero e proprio, per una famiglia del capoluogo, si è trasformata in un incubo senza fine.
«All'epoca ci dissero persino che non avremmo concorso nelle graduatorie - ci spiega la coppia - Perché a noi la casa popolare era già stata assegnata, dovevamo solo aspettare. Ci avevano rassicurati che non appena si fosse liberato un appartamento più grande ci avrebbero spostati». Invece la loro famiglia è finita nelle liste d'attesa, col rischio ogni sei mesi di essere scavalcati, magari ingiustamente. Come è successo quando a lei, reduce da un pesante ciclo di chemioterapie, era scaduto il primo certificato di invalidità. O peggio quando nella pratica non risultavano documenti validi per lui, che si arrangia con lavori saltuari.