Pene ridotte in appello per Hawari Saadoui e Mahdi Souhi, i due giovani tunisini condannati per l'omicidio di Gino Toni Bellomo, avvenuto la sera del 26 dicembre del 2015 in piazza Garibaldi, a Terracina. La prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Roma si è pronunciata sul ricorso presentato dai due 25enni, assistiti dall'avvocato Giuseppe Lauretti e condannati in primo grado entrambi a una pena di 14 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario. I giudici hanno accolto alcune istanze della difesa, escludendo l'aggravante dei futili motivi e concedendo le attenuanti generiche, prevalenti sulla minorata difesa. Con la sentenza d'appello, Mahadi Souhi sconterà 10 anni di carcere, mentre Hawari Saadoui, a cui è stata riconosciuta anche l'attenuante della minima partecipazione al fatto, è stato condannato a otto anni.
I due tunisini sono stati giudicati in primo grado nel febbraio del 2017, quando la Corte d'Assise pronunciò la sentenza di condanna per omicidio volontario.

Gino Bellomo, 32enne di origine brasiliana ma residente a Borgo Hermada, quella sera del 26 dicembre 2015 è stato pestato a morte dai due tunisini, dopo una discussione iniziata all'interno di un bar di piazza Garibaldi. Con loro ha ingaggiato una discussione per una birra, poi sfociata in una rissa divenuta fatale. Secondo la ricostruzione operata dagli inquirenti e agli atti del processo, l'italo-brasiliano avrebbe insistito per farsi offrire una birra. Poi la zuffa, durante la quale la vittima sarebbe stata stordita con uno spray urticante e poi colpito in testa con una bottiglia, infine pestata a calci fino alla morte. Agli atti, anche le immagini delle telecamere, sulle quali si è discusso molto in aula e che hanno un ruolo fondamentale per la ricostruzione dei fatti. Proprio grazie a quelle immagini i carabinieri riuscirono in 36 ore a risalire ai due tunisini, poi giudicati con rito abbreviato. Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che saranno pubblicate entro 45 giorni. L'avvocato Giuseppe Lauretti si dice solo parzialmente soddisfatta: «Attenderemo le motivazioni della sentenza, ma ricorreremo in Cassazione sull'accusa di omicidio volontario». L'avvocato punta all'omicidio preterintenzionale.