Tra gli elementi che sono stati raccolti da parte degli investigatori figurano l'uso di un linguaggio criptico nelle intercettazioni telefoniche che fanno parte dell'inchiesta e poi anche l'interessamento - come ha sostenuto lo stesso magistrato - per i supporti di metallo e il disinteresse per la cisterna che invece rappresentava l'oggetto principale della spedizione. Inoltre la Procura del capoluogo labronico ha ribadito che i tre indagati fossero perfettamente a conoscenza del contenuto illecito del carico stoccato arrivato dal Cile in Italia, al porto di Livorno.
Nel provvedimento restrittivo che ha ricostruito l'inchiesta sono finite anche delle operazioni bancarie e delle conversazioni telefoniche. La svolta all'inchiesta avviene lo scorso maggio quando l'indagine subisce una forte accelerazione. Al titolare della società toscana dove il carico era stato depositato, arriva una email dove si chiede il ritiro del carico arrivato qualche mese prima alla fine di gennaio al porto di Livorno. E' questo il primo step, a seguire arriva una telefonata da un uomo con forte accento romano che sollecita la consegna del carico. Le indagini in questo caso portano a sud di Roma, verso Aprilia e a Benito Aversano e Claudio Pitolli e a Luigi Ciarelli. Nell'inchiesta è finito anche l'accordo per il trasporto del carico e il pagamento degli oneri dovuti per un importo di oltre 5mila euro, fino alla spesa di poco superiore ai 500 euro per portare il carico fino ad Aprilia come richiesto.
Il fatto
Droga dal Sud America, gli indagati parlavano con un linguaggio criptico
Latina - La svolta dell'inchiesta lo scorso maggio con una email