Una volta aveva puntato una pistola contro la moglie e aveva esploso un colpo che aveva ucciso il loro cane, un pitbull che si era messo in mezzo durante l'ennesima discussione in famiglia. Anche questa era stata una vendetta. Solo per caso la donna si era salvata, l'animale era morto e di quella storia non si è saputo mai nulla fino a pochi giorni fa. E' quello che emerge nell'inchiesta condotta dai carabinieri del Nipaf della Forestale e che ha portato in carcere l'uomo di 68 anni, pensionato di Latina. Un padre-padrone, così viene descritto nel provvedimento restrittivo notificato giovedì pomeriggio, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e poi violenza sessuale aggravata.  Per tutti è diventato l'uomo che ha ucciso lo scorso giugno con estrema ferocia il cane Lucky suscitando rabbia e polemiche. Ad alzare il velo su quello che è avvenuto tra le mura domestiche è stata la denuncia della moglie dell'uomo, ascoltata dagli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Miliano e poi i racconti anche questi messi a verbale delle figlie, vittime e testimoni di quello che avveniva in casa, a partire da quel giorno di tre anni fa quando il 68enne aprì il fuoco. «Se quel giorno non ci fosse stato il cane quando mio padre ha sparato, il colpo avrebbe quasi sicuramente preso mia madre». E' questa la dichiarazione offerta dalla giovane agli investigatori e che ha permesso di «cristallizzare» il clima di terrore e ansia che si viveva in casa. «Spesso sono avvenuti episodi di litigi e violenza dove mia madre è stata percossa», ha aggiunto la donna.  «Nei confronti della moglie - hanno messo in rilievo gli inquirenti - l'indagato ha posto in essere delle condotte minacciose e violente, tese ad instaurare un clima di violenza e terrore in casa e caratterizzate anche da una esasperata violenza verbale e fisica che è andata avanti nel corso del tempo fino ad atti di violenza sessuale».