Nelle carte dell'inchiesta Aleppo, i carabinieri del Comando Provinciale di Latina, ridisegnano il clima di condizionamento e intimidazione e tracciano il sistema di controllo da parte della famiglia D'Alterio. Il gruppo monopolizzava i trasporti e poi imponeva una tassa che poteva variare dai 100 ai 500 euro: dettava le regole, questa era la legge. In una circostanza gli indagati si sono ripresi un camion acquistato all'asta da un imprenditore, il mezzo era stato sequestrato e anche questo particolare fa parte dell'inchiesta.  Negli accertamenti sono finite inoltre le quote del patrimonio aziendale della società La Suprema srl, amministrata - secondo quanto contestano gli investigatori - da prestanome ma che in realtà era gestita dalla famiglia ed è stato contestato proprio per questo motivo il reato di intestazione fittizia di beni.Tra le altre accuse contestate ci sono le minacce nei confronti di un uomo che aveva acquistato dall'amministratore giudiziario (nel dicembre del 2014) un camion oggetto di sequestro disposto dal gip di Napoli in un procedimento penale di una società della famiglia di Giuseppe D'Alterio. In questa circostanza - hanno annotato i carabinieri - gli indagati hanno minacciato le parti offese sostenendo che non avrebbero dovuto acquistare il camion che era finito sotto chiave perché mancava il loro permesso «Perché è una cosa da infami» hanno scritto i carabinieri nel provvedimento.