Sono caduti trentacinque i pini sul viale della Vittoria e nelle zone limitrofe a causa del tornado arrivato dal mare. Uno degli alberi ha causato la morte di un uomo, Nunzio Cervoni, schiacciato all'interno della Smart in cui viaggiava insieme al suo datore di lavoro. Un evento meteorologico straordinario, ma la procura vuole andare a fondo e ha delegato accertamenti alla polizia giudiziaria del commissariato di Terracina di fare accertamenti. Posta sotto sequestro la voragine lasciata dal pino killer, e anche le sue radici, che saranno ora analizzate. In particolare, si dovrà capire la consistenza, a fronte di una chioma dal diametro di circa 13 metri. Le radici sono apparse molto piccole. Insomma, i pini del viale della Vittoria che, hanno circa 70 anni sono venuti giù come birilli e hanno ucciso un uomo. Il sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha aperto un fascicolo per vederci chiaro.
Intanto il corpo di Nunzio Cervoni, 57 anni, unica vittima dei danni causati dal tornado, resta a disposizione dell'autorità giudiziaria. Domani sarà conferito l'incarico al medico legale per eseguire l'autopsia. Nessuna data è stata fissata dunque per i funerali, che potrebbero svolgersi domani.
Gli uomini del commissariato di Terracina agli ordini del dirigente Roberto Graziosi hanno lavorato in forze nei minuti immediatamente successivi al tornado. La Questura ha inviato uomini in forze per aiutare la popolazione. Cinquanta agenti divisi in quindici equipaggi, che hanno lavorato per prestare soccorso nelle condizioni più difficili, e poi per operare sul luogo del decesso. Posta sotto sequestro anche la Smart in cui si trovava la vittima, tagliata la parte radicale del grosso albero, di cui è stato misurato il diametro della chioma. Intorno alle 18 la polizia è intervenuta invece in via San Domenico, dove una palazzina con quattro appartamenti ha visto un tetto staccarsi. Soccorsi gli inquilini.

Dal mare un ciclone a 180 chilometri orari «Fenomeno tropicale»
«Un fenomeno dalle dimensioni inedite per la costa tirrenica. Un ciclone con venti da 180 chilometri orari». A parlare è Flavio Bergonzini, meteorologo specializzato in eventi estremi, a cui abbiamo chiesto di spiegare il fenomeno che si è abbattuto violentemente sulla costa di Terracina. «Per ora è difficile dare una spiegazione, il fenomeno va studiato con attenzione, ma di certo possiamo definirlo un ciclone», spiega l'esperto «arrivato dal mare e che si è fatto strada tra i palazzi». Niente a che vedere con una tromba marina, assicura, che ha una portata definita nello spazio e nel tempo e «che perde potenza quando tocca terra». No, si è trattato di qualcosa di diverso, «un fenomeno di certo accostabile a quelli tropicali. Dai danni che si sono registrati, possiamo ipotizzare venti fino a 180 chilometri orari. Dunque un uragano di tipo due». La tempesta perfetta non ha un'unica matrice. «Si deve parlare di concause», spiega ancora il meteorologo. «C'è stata certamente una convergenza dei venti, lo scirocco che ha spinto dal mare verso Terracina, mentre dal Circeo è arrivato il libeccio. Si è creato quello che definiremo "Effetto Vajont", o effetto diga: il vento che resisteva dallo scirocco ha ceduto alle raffiche di libeccio, e si è incanalato nell'area del viale». E qui arriva l'altra causa, quella antropica, ovvero l'insieme di costruzioni, palazzi e edifici realizzati dall'uomo sulla costa. «Una volta incanalato il ciclone, si sono formati dei micro mulinelli che sembrano irrisori ma possono raggiungere una o due volte la velocità del vento in quel momento e devastare tutto». E così è stato. Devastazione ovunque, da centro storico alto a quello baso. Si può ipotizzare il percorso fatto dal ciclone, che si è fatto largo dal mare abbattendo il muretto che divide il marciapiede dalla spiaggia. Poi ha incontrato piazzale Aldo Moro e ha preso a percorrere violentemente la zona che sta tra via Dante Alighieri e viale della Vittoria. Buttando giù ogni cosa, distruggendo edifici, alberi, trascinando automobili, facendo volare detriti, tegole, sassi, polvere. Un evento simile a Terracina c'è stato nel 1997, ma quella volta la tromba d'aria che fece volare automobili e pattini, perse forsa sulla terra ferma. Qui invece la tempesta ha proseguito verso Fondi e Sperlonga. Coinvolgendo una macroarea che ha interessato tutta la fascia tirrenica.
«Come devastazione, non si ricordano eventi di tale intensità sul mar Tirreno. Semmai ancora più a sud, nel golfo di Taranto», assicura il meteorologo. Al quale chiediamo anche cosa ci aspetta nei prossimi giorni dopo la pausa di oggi (ieri per chi legge, ndr) e quella prevista nche per oggi. «Andiamo verso un ulteriore peggioramento per venerdì primo novembre, e anche per il giorno 2. Ancora non è possibile definire con certezza le dimensioni del maltempo, ma sono previste precipitazioni a carattere temporalesco. Dunque si consiglia prudenza». Normali previsioni del tempo, al momento. Che certo, però, ora che a Terracina si è sperimentata la furia della natura, fanno più paura.
Inoltre si registra il blackout per 1500 utenze circa in diverse zone colpite dal maltempo dei giorni scorsi a Terracina. Lo rende noto una comunicazione del comune che in forma anche che l'Enel sta provvedendo alle riparazioni. Il Blackout è in corso già dalla notte e coinvolge anche il centro operativo di emergenza comunale presente Alex tribunale. Il sindaco Nicola Procaccini informa che l'Enel prevede di ripristinare l'energia elettrica nelle zone interessate intorno alle 12:30. Intanto oggi i vigili del fuoco eseguiranno controlli agli edifici del centro storico alto. È vietato Dunque avvicinarsi alla zona sud della città alta. Nei prossimi giorni sono previste nuove precipitazioni Dunque l'invito è ad eseguire lavori di piccola riparazione il prima possibile. L'emergenza non è finita.