Da oltre due settimane, a Nettuno, via San Benedetto Menni è chiusa al transito dei veicoli e dei pedoni. Una situazione che sta creando innumerevoli disagi alla popolazione e che ha messo in seria difficoltà anche tutti coloro che "vivono" il palazzo della ex Divina Provvidenza, i cui accessi principali insistono su via Menni e sul cui tetto ci sarebbe il "problema" che ha generato l'interdizione della strada. Il timore della gente, visto il perdurare della chiusura di questa arteria strategica per la viabilità cittadina (con via Santa Barbara divenuta l'unico accesso all'omonimo quartiere, decisamente sovraccarica di veicoli e con i bus di linea costretti a deviare i percorsi), è che si possa essere di fronte a una nuova via Gorizia. Spieghiamo meglio. Nella strada appena citata si trova il palazzo pericolante che, da quasi cinque anni, ha bloccato un intero quadrante in attesa che venga completata la demolizione dei piani superiori (in corso da diverse settimane dopo mesi e mesi di attesa, ndr) e con la speranza che il resto dell'edificio non sia compromesso. Un edificio, quello di via Gorizia, che ha portato alla chiusura di questa strada, ma anche di via IV Novembre e di via XXIV Maggio.
Il caso della Divina Provvidenza, seppure diverso, potrebbe portare - qualora il Comune non prenda immediatamente "di petto" la situazione - alle medesime conseguenze: qui, alcune settimane fa, un cittadino ha segnalato la presenza di un comignolo "pericolante" sull'ala di via Menni. Il primo sopralluogo di vigili del fuoco e polizia locale aveva portato a un transennamento dell'area dove si trova il comignolo; qualche giorno dopo, però, la situazione si è aggravata con la caduta del comignolo sul tetto e l'apertura di una venatura sui solai. Da lì la chiusura della strada e una sostanziale inerzia nella gestione della situazione, seppure voci di corridoio sostengano come sia stata chiesta una perizia sullo stabile da parte degli uffici comunali. Di fatto, però, la chiusura di via Menni ha portato problemi enormi: innanzitutto, per le messe domenicali e festive, la Parrocchia Santa Barbara è stata costretta a traslocare dalla Chiesa e dalla tendostruttura dell'oratorio a San Francesco. La paura, in questo caso, è che non si riesca a celebrare il Santo Natale nei luoghi tanto cari ai parrocchiani e ai nettunesi. In più, non si può dimenticare come nella Chiesa della "Divina Provvidenza" siano stati celebrati i funerali di Santa Maria Goretti e siano passati altri due Santi, lo stesso Menni e Paolo VI.
Chiaramente, anche le associazioni che popolano i locali dell'ala ovest del palazzo hanno grosse difficoltà ad accedere allo stesso: tutti sono costretti a passare dal "cancellone" di via Olmata, attraversando il centro anziani. E quest'ultimo, fra le altre cose, non può utilizzare l'accesso principale.
Insomma, una situazione grave, che potrebbe forse essere sistemata con una soluzione "tampone", come effettuato sul palazzo comunale: transennare l'area critica e consentire il ritorno alla normalità.Questo anche per agevolare tutti coloro che, quotidianamente, vivono quel palazzo. Ricordiamo, a tal proposito, che l'edificio ex Divina Provvidenza è di proprietà comunale dal 1975: a costruirlo, sul finire del 1800, furono i Fatebenefratelli per volere di Fra Giovanni Battista Orsenigo; poi, nel 1921, passò alla Santa Sede e vi rimase fino alla cessione al municipio. Oggi, gran parte dell'edificio è stato concesso in comodato d'uso alla ex Provincia di Roma, con l'istituto superiore "Colonna-Gatti" che occupa sostanzialmente tutta l'ala est con accesso da via Orsenigo e il terzo piano dell'ala ovest, che pare sia per gran parte inutilizzato da anni. Una zona dell'edificio, quella dove c'era la Asl, è al momento vuota; altri locali, invece, sono stati concessi all'associazione Ibis, al maestro ceramista Antonio Silvestri, alla banda "Angelo Castellani" di Nettuno, la compagnia teatrale dei Leoni d'Oro Antonio Rezza e Flavia Mastrella, al centro sociale per anziani "Franco Romani" e alla Parrocchia Santa Barbara, che ha la sua sede nella Chiesa dell'edificio. Tutte queste realtà accedono all'ala ovest in via Menni. Chiudono il "quadro", entrando dal cancello di via Olmata, la casa parrocchiale e il Centro Primavera.
Ma la situazione non finisce qui: se, da un lato, infatti, via Menni impedisce di accedere al palazzo ex Divina Provvidenza dagli accessi principali, dall'altro le associazioni colpite il 16 ottobre scorso da un'ordinanza di sgombero hanno deciso di impugnare quel documento al Tar del Lazio, non prima di aver commissionato una perizia di parte, ottenendo risultati rassicuranti.
Ad adire le vie giudiziarie sono stati l'associazione culturale Ibis onlus, la compagnia teatrale Rezza - Mastrella e il laboratorio di ceramica Gatti - Silvestri. Queste tre realtà, che hanno investito soldi per mettere in sicurezza alcune parti dello stabile, hanno fatto ricorso a un ingegnere esperto di sicurezza, ottenendo una relazione inviata al commissario straordinario Bruno Strati, nella quale «non si evidenziano - scrivono - situazioni tali da giustificare lo sgombero». Al contempo, i tre gruppi hanno chiesto un incontro al commissario per trovare congiuntamente una soluzione, senza ottenere riscontri; di conseguenza, è scattato il ricorso al Tar del Lazio al fine di ottenere quanto prima la sospensiva dell'ordinanza di sgombero. «Pertanto - concludono - ci rivolgiamo a tutte le realtà sociali, culturali e politiche del territorio perché si pronuncino sulla destinazione d'uso della Divina Provvidenza».