Il quartiere popolare Nicolosi è da sempre al centro delle dispute tra bande per il controllo dello spaccio, lo ha dimostrato una volta per tutte l'inchiesta Alba Pontina, svelando l'ingerenza della famiglia di Armando "Lallà" Di Silvio nel controllo dei pusher attraverso i propri figli. Venuta meno la gestione di stampo mafioso, è in atto una nuova guerra per il controllo dei pusher nordafricani: il tentato omicidio di un tunisino in via Emanuele Filiberto, una settimana fa, non solo ne è la prova, ma testimonia che la fazione un tempo sottomessa dal clan di Campo Boario, si è organizzata di nuovo per recuperare il terreno perso. Il lavoro sporco spetta agli immigrati nordafricani, ma la regia è sempre appannaggio della criminalità nostrana.
Una chiave di lettura la fornisce il fatto che l'autore dell'aggressione, l'algerino Ali Mokarnie di 35 anni, dopo avere ferito con un fendente alla schiena il tunisino di 41 anni Sofiane Hafsawe e avergli sfregiato il volto con un coccio di bottiglia, alla vista della Polizia scappa e si va a rifugiare in casa di un suo connazionale in via Tagliamento, vale a dire Hacene Ounissi detto Hassan, coinvolto nella stessa inchiesta Alba Pontina e tuttora ristretto agli arresti domiciliari. Quando i poliziotti della Squadra Volante apprendono l'identità dell'autore del tentato omicidio, sanno già dove trovarlo e vanno in via Tagliamento, dove tra l'altro poco prima un agente, inseguendolo, aveva perso le tracce di Mokarnie. Salendo le scale gli uomini in divisa sentono il trambusto e capiscono che al quarto piano, in casa di Hassan, il fuggitivo probabilmente non c'è più: lo trovano sul terrazzo all'ultimo piano dove viene bloccato e ammanettato (è finito in carcere), ma il connazionale che lo ospitava viene comunque denunciato per favoreggiamento.
È stata la stessa vittima del ferimento, volto noto alle forze dell'ordine per droga e furti, a riferire che l'aggressore da tempo lo tormenta, vuole farlo spacciare per lui: insomma, pretende che si rifornisca di stupefacenti dall'organizzazione criminale che c'è dietro di lui. Una circostanza, questa, confermata alla Polizia anche da un testimone dell'aggressione e coincide con le informazioni in possesso agli investigatori che conoscono Mokarnie come un pusher al servizio di uno dei sodalizi storicamente egemoni nel quartiere Nicolosi.
L'aggressione della scorsa settimana, come la lunga serie di pestaggi e ferimenti consumati nei mesi scorsi sempre nel rione popolare, testimoniano il fermento negli ambienti dello spaccio per il controllo di una delle piazze di smercio più ambite, sia per la vicinanza delle autolinee che per la capacità, della manovalanza nordafricana, di assicurare una presenza costante al servizio dei trafficanti. La comparsa di Hacene Ounissi nell'ultimo fatto di sangue rievoca proprio la guerra silenziosa per il controllo del quartiere: Hassan è l'ex compagno di Valentina Travali, finita anche lei tra gli arrestati di Alba Pontina, che aveva dovuto sottostare alle regole dei Di Silvio quando il figlio di Lallà, Samuele, si era trasferito a vivere nel Nicolosi nella casa popolare della madre.
I vertici del clan di Campo Boario avevano imposto ai pusher della zona di rifornirsi da loro, lo confermano anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Renato Pugliese: la Travali, sebbene fosse sorella di Angelo e Salvatore che avevano capeggiato un sodalizio concorrente a quello dei Di Silvio, azzerato in precedenza dall'inchiesta Don't touch, aveva dovuto sottostare e con lei anche i suoi sodali. Il pentito rivela che uno dei fratelli di Samuele, Ferdinando Pupetto, aveva persino aggredito alcuni nordafricani che non rispettavano le regole.
Se il sangue ora è tornato a scorrere tra le palazzine gialle di fondazione, a distanza di sei mesi dagli arresti di Alba Pontina, vuol dire che il controllo dello spaccio viene esercitato con nuovo vigore, probabilmente dagli stessi personaggi ormai liberi dal "giogo" un tempo imposto dai Di Silvio.