Interrogatori per gli indagati nell'operazione Commodo contro il caporalato. In due hanno risposto alle domande del gip Gaetano Negro,  un'altra indagata invece si è avvalsa. Ha chiarito la sua posizione Luca Di Pietro, difeso dall'avvocato Giovanni Codastefano e ha sottolineato che è un bracciante agricolo e che ha accettato la proposta di diventare presidente della cooperativa per un motivo: gli hanno offerto 300 euro in più al mese e aveva bisogno di lavorare. Il legale dell'indagato ha chiesto per il proprio assistito una misura cautelare più lieve come gli obblighi di polizia giudiziaria, su questo il gip nelle prossime ore dopo che arriverà il parere da parte della Procura scioglierà la riserva. Si è professato innocente Nicola Spognardi, coinvolto anche lui nell'inchiesta e sottoposto alla misura restrittiva. Assistito dall'avvocato Alessandro Paletta, l'indagato ha voluto parlare e ha risposto alle domande del gip, ha ribadito di essere estraneo ai fatti e alla vicenda del caporalato. Ha puntualizzato che non è un ispettore del lavoro ma ha rapporti con il pubblico e inoltre che è stato interpellato solamente per avere dei pareri nell'ambito della sua attività - ha sostenuto - per mettere in regola la coop e non per mascherare le illegalità. Si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere Chiara Battisti, difesa dagli avvocati Pasquale e Mario Improta, che aveva il compito di predisporre delle buste paga per i lavoratori provvedimento alle assunzioni e ai licenziamenti in base alle indicazioni del padre Luigi Battisti, anche lui indagato e anche lui rimasto in silenzio di fronte alle contestazioni del gip.