Sono arrivate fino a Pomezia le indagini dell'operazione denominata "Bobcat", messa in atto dai carabinieri del Nucleo investigativo di Rieti e da quelli del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia del capoluogo di provincia, che ha portato all'arresto di sette persone e all'emissione di un mandato di cattura per altri due soggetti, attualmente non presenti sul territorio italiano.

Tutto è avvenuto nella notte di ieri, lunedì 21 gennaio 2019, nei Comuni di Roma, Colonna, San Cesareo, Mentana, Pomezia e Cervia, con più di 50 uomini dei carabinieri che hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Rieti, nei confronti di nove persone ritenute responsabili dei reati di furto aggravato e riciclaggio.

L'indagine ha avuto inizio due anni fa, quando da una ditta di costruzioni di Rieti vennero rubati un camion con rimorchio, un bobcat e tre escavatori di grosse dimensioni, per un valore complessivo di circa 150 mila euro.

Gli accertamenti, svolti in diverse province italiane, hanno portato a scoprire una vera e propria banda composta da nove persone - di cui sette italiani e due romeni, tutti già conosciuti dalle forze dell'ordine - e dedita al furto di mezzi d'opera di grosse dimensioni che poi venivano rivenduti all'estero.

Il modus operandi del gruppo era molto particolare: i malviventi, dopo aver individuato i possibili obiettivi, posti anche a centinaia di chilometri dalle loro abituali residenze e rappresentati da escavatori, mini pale, bobcat e trattori agricoli di grosse dimensioni presenti in ditte edili e agricole poste nelle provincie di Rieti, Roma, Latina, Macerata, Ancona, L'Aquila e Ravenna, organizzavano sopralluoghi al fine di verificare la presenza di telecamere di video sorveglianza, vigilanza privata o abituali posti di controllo. Una volta stabilito che "il colpo era sicuro", una squadra composta da sei/sette malviventi partiva alla volta dell'obiettivo, generalmente a bordo di due autovetture e un camion "puliti" perché intestati a prestanome. Giunti sul posto, due dei malviventi si facevano lasciare in prossimità del cantiere edile o dell'azienda agricola  e, penetrati al suo interno, dapprima rendevano inefficaci i sistemi di localizzazione gpspresenti sui vari mezzi tramite l'utilizzo di un jammer e poi manomettevano la centralina degli stessi per metterli in moto; il tutto mentre gli altri componenti la banda, a bordo delle loro autovetture, effettuavano una vigilanza discreta sulla zona, segnalando eventuali pericoli rappresentati anche da semplici veicoli in transito. Preparato così il mezzo, veniva fatto avvicinare il camion a bordo del quale questo veniva caricato e portato via: tutta l'operazione non durava mai più di 45/50 minuti.

Addirittura, durante il viaggio di ritorno, i malviventi organizzavano una vera e propria "staffetta" per segnalare la presenza di pattuglie lungo il tragitto: ecco quindi che il camion con a bordo la refurtiva veniva fatto precedere da una delle due autovetture, mentre l'altra lo seguiva a debita distanza per intervenire in caso di necessità. Una volta al sicuro, entrava in scena un ottavo complice il quale si occupava di contraffare tutti i segni distintivi presenti sullo mezzo asportato, alterandone le etichette presenti o applicandone di nuove, esatta riproduzione di quelle originarie, nonché elaborando nuovi documenti cartacei completamente falsi attestanti la proprietà della macchina. A questo punto, il mezzo rubato risultava a un controllo in Banca Dati del tutto "pulito" e quindi poteva tranquillamente essere portato all'estero per essere poi rivenduto: di questo si occupava un nono complice che ne organizzava il trasporto attraverso camion che partivano appositamente dalla Romania per venire a prendere la refurtiva.

Da gennaio a ottobre 2017, con questo sistema, sono stati rubati ben 21 mezzi d'opera, per un valore complessivo vicino al milione di euro, gran parte del quale non assicurato: di questi, sette mezzi, per un valore complessivo pari a 420mila euro, sono stati però recuperati e restituiti ai legittimi proprietari, con le indagini dei carabinieri che hanno portato al fermo di due autisti di camion a bordo dei quali si trovavano i mezzi asportati, all'arresto in flagranza di altri quattro componenti della banda e all'esecuzione nei loro confronti di ulteriori tre ordinanze di custodia cautelare in carcere.

In più, durante le perquisizioni domiciliari della notte appena trascorsa, nella disponibilità di due degli arrestati sono stati ritrovati rispettivamente un bobcat avente marca FAI risultato oggetto di furto aFano addirittura nel luglio 1991, nonché due radio ricetrasmittenti marca Motorola risultate asportate da un canile nel mese scorso: tale refurtiva è stata posta sotto sequestro in attesa di essere restituita ai legittimi proprietari.

Al termine delle formalità di rito, sette dei nove ricercati sono stati rintracciati e arrestati: quattro sono stati condotti nel carcere di "Regina Coeli" a Roma, uno nella casa circondariale di Velletri e infine altri due sono stati sottoposti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.

Chiaramente, sono ancora in corso accertamenti per rintracciare gli altri due componenti della banda.