Due famiglie ieri notte si sono recate alla farmacia di turno per cercare medicinali. Hanno suonato al citofono senza ricevere risposta. Ci hanno provato per diversi minuti poi, una delle due ha deciso di recarsi a Latina a cercare la farmacia di turno e ha risolto l'emergenza di medicinali. L'altra, con una donna incinta, invece non se l'è sentita di affrontare il viaggio e ha chiesto aiuto al 112. Solo però dopo diverso tempo sono riusciti a rintracciare la dottoressa a casa. In un post su Facebook la vicenda raccontata sta scatenando una infinità di polemiche anche sul modo in cui la dottoressa avrebbe risposto alla famiglia che la chiamava. Modi a parte, a quanto sembra non esiste l'obbligo per il titolare della farmacia di turno di dormire dentro al locale. Tale obbligo sembra esserci per le città con oltre 100mila abitanti. Certo è che se si sceglie di starsene a casa dando la disponibilità bisognerebbe anche fornire i recapiti e gli avvisi sulle modalità del servizio, cosa che sembra che la dottoressa in questione abbia fatto, affiggendo il messaggio vicino al citofono. Sempre tra le righe del post alcuni dei protagonisti della vicenda affermano di voler denunciare questi fatti. In Gazzetta Ufficiale però si legge che «Il Comune ha facoltà di stabilire che il turno notturno possa essere effettuato sia a battenti chiusi, purché sia assicurata la presenza di un farmacista all'interno dei locali della farmacia o in locali ubicati nello stesso stabile; sia per chiamata telefonica del farmacista, attivabile anche tramite il citofono della farmacia, garantendo risposta immediata e consegna dei farmaci entro un tempo massimo di trenta minuti dall'avvio della chiamata».