Nuova udienza oggi pomeriggio in Tribunale a Latina davanti ai giudici della Corte d'Assise del processo per la morte di Gloria Pompili, la donna di 23 anni uccisa nell'agosto del 2017 a Prossedi. In aula è stato ascoltato un ufficiale dei carabinieri, comandante del Nucleo Investigativo che si era occupato delle indagini e ha riferito che nell'immediatezza dei fatti, quando i due imputati erano stati presi a sommarie informazioni, avevano fornito due piste per depistare le indagini.  Il riferimento è ad una data precisa, quella tra il 14 e il 15 agosto del 2017, una settimana prima della morte di Gloria Pompili. Sono i due imputati che raccontano di un presunto sequestro di cui Gloria è vittima ad opera di un albanese e un romeno che volevano da lei un rapporto sessuale. Sono proprio i due imputati che spiegano una volta che vengono presi a sommarie informazioni dagli investigatori e quando non sono ancora iscritti sul registro degli indagati che Gloria una notte non sarebbe tornata a casa per questo motivo, che sarebbe stata picchiata e violentata. L'altra ipotesi che proprio i due imputati hanno offerto quando le indagini erano appena iniziate, portavano a Ceccano e ad un uomo che avrebbe vessato Gloria da cui pretendeva somme di denaro perché si prostituiva. «Volevano individuare un capro espiatorio», ha ribadito l'ufficiale dell'Arma che hanno condotto una serie di accertamenti e di riscontri incrociati che hanno permesso di scartare questa ipotesi. "C'era un'evidente discrasia",  ha spiegato il testimone della pubblica accusa. II collegio difensivo è composto dagli avvocati Rocco Marsiglia, Giuseppe Cosimato e Antonio Ceccani, mentre per la parte civile è rappresentata dall'avvocato Tony Ceccarelli. Il processo riprenderà il 12 marzo.