Giorno dopo giorno, da Artena a Lariano, fino a Cori, Carchitti e Rocca di Papa, crescono sempre di più gli allevatori e i pastori che stanno protestando per chiedere l'innalzamento del prezzo del latte al produttore, che oggi rimane ben al di sotto dell'euro più Iva che si vorrebbe ottenere, con evidenti disagi per le piccole e medie aziende del mondo della pastorizia che si dedicano alla produzione del latte stesso.

E se, nei giorni scorsi, era stato Santino Latini - storico pastore di Artena - ad avviare la prima protesta sui Lepini, seguito da alcuni colleghi della zona, adesso è un giovane allevatore di Lariano, Leonardo Bartoli, ad aver prima aperto i rubinetti delle propria azienda di famiglia in segno di protesta per poi manifestare insieme ai colleghi di tutta la zona a Viterbo, dove è andata in scena una protesta che ha riunito i produttori di tutto il Lazio.

«Sabato ci siamo riuniti in molti a Viterbo - ha spiegato - ed è stato entusiasmante vedere così tanti allevatori tutti insieme con un grido veramente potente e che non mollerà finché non avremo ciò che ci spetta di diritto una volta per tutte».

Lo sguardo, poi, si allarga: «Noi allevatori e pastori dei Castelli Romani e dei monti Lepini ci siamo riuniti in un movimento - ha aggiunto Bartoli - e pensiamo che le industrie debbano iniziare a mettersi una mano sulla coscienza e capire che la via per la soluzione non è il conflitto, ma il bene di tutti».

La protesta, va ricordato, nasce da un problema di non poco conto: la somma che viene pagata a pastori e allevatori per ogni litro di latte - 70 centesimi circa in questa zona, addirittura dieci di meno in Sardegna - non basta neanche a coprire le spese. Ecco perché si sta levando la protesta in tutta Italia, al fine di arrivare alla soglia di un euro più Iva da pagare ai produttori per ogni litro di latte acquistato. «Stiamo chiedendo solo il minimo che ci spetta - ha commentato ancora il giovane allevatore larianese -: possibile che non si riesca a capire che i nostri salari sono troppo bassi per restare ‘a galla', con tutte le spese che dobbiamo sostenere, a livello aziendale e personale, per vivere una vita dignitosa? Il governo ci deve tutelare e deve correggere ciò che gli altri non hanno fatto: ne vale del futuro dei nostri figli».
Nei giorni scorsi, ossia quando era stata Artena a dare il via alle proteste locali, il pastore Santino Latini era stato durissimo: «Dalla mungitura andiamo al frigorifero - spiegò Latini -, perché gli industriali ci hanno portato a condizioni critiche. Penso che le aziende come la mia non possano andare avanti con questo sistema. Quindi è ora di finire la storia».

E l'appello di Latini, a quanto pare, sembra che stia facendo proseliti in tutta l'area a sud di Roma.