n dodici pagine i giudici del Tribunale del Riesame hanno blindato le accuse dell'operazione Commodo che aveva portato alla scoperta di un giro di caporolato in provincia di Latina. Sia le esigenze cautelari che i gravi indizi restano di fatto inalterati alla luce del ricorso presentato dal collegio difensivo dei sei indagati che avevano impugnato la misura restrittiva. I magistrati hanno sostenuto la tenuta delle accuse, alla luce degli elementi raccolti dalla Squadra Mobile, a partire dalle intercettazioni telefoniche ad altri spunti investigativi che hanno portato poi il gip ad emettere il provvedimento restrittivo. Ad integrare le indagini anche le dichiarazioni rilasciate da Luca Di Pietro, portate dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza in occasione dell'udienza che si era svolta nei giorni scorsi. Proprio questa appendice investigativa ha avuto probabilmente un peso. I giudici hanno ricostruito quello che era un vero e proprio sistema su cui gli indagati lucravano, a partire anche dalle iscrizioni al sindacato che sono finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Oltre all'associazione per delinquere è stata contestata anche l'estorsione. Intanto a breve il gip scioglierà la riserva in merito alla richiesta di incidente probatorio che è stata richiesta oltre che da alcune difese in merito all'acquisizione del contenuto degli apparati informatici su smartphone e computer anche dal pm in questo caso sulle dichiarazioni di Di Pietro che si trova ai domiciliari e che è stato ascoltato in un secondo momento dal pm per un nuovo interrogatorio.
Il retroscena
Latina, caporalato: il Riesame blinda le accuse contestate
Latina - I giudici hanno depositato le motivazioni della sentenza