I vigili del fuoco non hanno riscontrato tracce utili a chiarirne la natura, ma il contesto nel quale è maturato l'incendio di un'auto un paio di sere fa nel capoluogo, in via Copenaghen, non sembra lasciare troppi dubbi: si è trattato di un episodio doloso, uno sgarro vero e proprio consumato per lanciare un avvertimento, regolare i conti. Sulla vicenda si allunga l'ombra della criminalità locale.
A destare i sospetti degli investigatori, sulla vicenda, è prima di tutto la circostanza che l'automobile interessata dal rogo, una Nissan Micra, fosse in uso a Z.M. di 43 anni, un volto noto alle forze dell'ordine. Proprio di recente è balzato agli onori della cronaca per fatti che testimoniano la sua vicinanza a certi ambienti. Denunciato più volte negli ultimi mesi per spendita di banconote false, era finito in manette a dicembre per l'aggressione a una pattuglia dei carabinieri che lo stava denunciando per il tentativo di truffa con la vendita di un'auto. Il fratello, già coinvolto alcuni anni fa in un'inchiesta sullo spaccio di droga, gestiva un'officina che la Polizia ha sequestrato per traffico sospetto di veicoli e la vendita fittizia di vetture poi impiegate da terzi per compiere reati nell'hinterland romano.
Quale siano i contorni o il movente non è ancora chiaro, tantomeno chi possa avere architettato l'attentato incendiario, ma è chiaro che il rogo sia un messaggio inequivocabile per la vittima. Durante il sopralluogo dei carabinieri, dopo le operazioni di spegnimento dell'incendio, nessuno si è fatto avanti per fornire elementi utili alle indagini, nonostante fossero appena le 21. Ma è comprensibile visto che a fare da scenario al rogo sono state le case popolari di via Copenaghen, una zona dove i roghi dolosi ormai non si contano più, dove la criminalità locale si è fronteggiata spesso a suon di attentati incendiari coperta da un muro di omertà.