Il lavoro al tempo dei social, delle chat, del «nuovo buco della serratura» è fatto di soffiate, foto rubate, messaggi delatori. Succede in una catena di negozi del settore dell'abbigliamento e calzature che ha numerosi punti vendita in provincia e contro cui è stato presentato un esposto all'Ispettorato del lavoro nel quale si elencano atteggiamenti gravissimi da parte della società proprietari delle strutture di vendita. Alcune commesse sostengono di essere controllate a vista con apparecchi video e con sistemi audio che spiano anche i colloqui con i colleghi oltre che con i clienti. In un caso è stato censurato anche il comportamento tenuto da una dipendente con un cliente. E c'è dell'altro: le videocamere cosiddette di sorveglianza interne sono state fissate anche negli spazi antistanti i bagni, dove le commesse di cambiano prima di andare via o quando entrano. Se era possibile superare il segno, dopo aver attuato contratti precari e sfruttamento, questa volta, probabilmente ci siamo. Intanto è stato chiesto agli ispettori del lavoro di controllare il posizionamento delle videocamere interne e sono state prodotte le immagini di alcune chat in cui ci sono foto delle commesse che parano tra loro e il rimprovero dei capi. Questo è quanto sostengono le lavoratrici e ovviamente si tratta di capire quale sarà la posizione dell'azienda, se e come giustificherà ciò che viene riportato nell'esposto.