La storia sembra inventata oppure scritta apposta per evitare di rispettare la legge. L'epilogo è comunque beffardo: un cittadino straniero che prestava lavoro come domestico alle dipendenze di un professionista in pensione ha presentato a febbraio 2018 la domanda per l'emersione dal lavoro irregolare alla Questura, ma dopo qualche giorno la persona indicata come datore di lavoro ha disconosciuto la pratica sostenendo che aveva subito il furto della carta d'identità, che le firme in calce ai documenti depositati non erano le sue e che non era comunque esistito mai alcun rapporto di lavoro col domestico immigrato. Chi diceva la verità? Non è stata avviata una procedura di verifica, quel che è certo, invece, è che il domestico si è visto revocare i titoli di soggiorno che aveva ottenuto in precedenza e che gli avevano consentito di avviare la pratica di emersione dal lavoro nero per avere un regolare contratto di servizi domestici. L'immigrato ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo che, vista la denuncia del presunto datore di lavoro circa il furto d'identità, ha dovuto respingere l'istanza di sospensione degli effetti della revoca del soggiorno in Italia.
Il fatto
La pratica per l'emersione dal lavoro nero presentata e «rinnegata»
Latina - La procedura avviata da un domestico e disconosciuta dal presunto datore