Tre udienze per ascoltare diciotto braccianti, ma nessun elemento di prova a sostegno dell'accusa nei confronti del sindacalista Marco Vaccaro, coinvolto nell'operazione Commodo. Ne è convinto il suo difensore, l'avvocato Giampiero Vellucci, che ora passa al contrattacco. In attesa della conclusione delle indagini e il legale si prepara a chiedere la revoca della misura (il sindacalista dopo esser finito in carcere ora è ai domiciliari) e si dice pronto a rendere pubblici, una volta caduto il segreto istruttorio, gli atti dell'incidente probatorio. "All'esito delle tre udienze che hanno riguardato il sindacalista Vaccaro - afferma l'avvocato Vellucci - sia in relazione al suo ruolo nel reato associativo che alle condotte estorsive attraverso le quali i lavoratori stranieri sarebbero stati costretti a sottoscrivere le tessere del sindacato Cisl in luogo di quella di altre sigle, nessuna prova è emersa a carico del sindacalista. Nessuno lo ha visto, nessuno ha parlato con lui, nessuno ha mai ricevuto da lui un invito energico ad iscriversi al sindacato Cisl. Il mio assistito ha solo cercato di incrementare il numero degli iscritti così come aveva fatto alla segretaria provinciale di Frosinone". Secondo la difesa del sindacalista «è chiaro che Vaccaro sia rimasto vittima di una guerra tra sindacati e colui o coloro che hanno ipotizzato un suo coinvolgimento nelle condotte di altri indagati nel procedimento dovrà rispondere del reato di calunnia".