Si deciderà oggi davanti al giudice Buonocore del Tribunale di Roma la storiaccia del progetto per la realizzazione della metro leggera e relativa liquidazione dell'incarico conferito alla società «Via Ingegneria» che l'ente non ha mai pagato. Questa mattina sarà sentito nuovamente, l'ingegner Giuseppe Croce, il consulente tecnico d'ufficio incaricato di verificare se la richiesta della società è legittima e congrua. In specie i giudici dovranno sciogliere la riserva sulla richiesta di risarcimento danni dal prolungamento del vincolo contrattuale e la somma richiesta è pari a poco meno di 3,5 milioni di euro; la seconda riserva riguarda le prestazioni cosiddette extracontrattuali pari a 407mila euro e la terza riserva è riferita ai danni per il mancato rilascio del certificato di regolare esecuzione delle prestazioni pari a 439mila euro. Questa storia è la coda velenosa dell'incredibile caso metro, l'opera mastodontica che non è stata realizzata ma per la quale, quasi certamente ormai, il Comune dovrà pagare perlomeno il progetto e la somma in ballo è tutt'altro che irrilevante, 4,3 milioni di euro, destinati a diventare un debito fuori bilancio. Il consulente tecnico aveva già concluso per la legittimità delle richiesta poiché la progettazione fu affidata quando l'opera sembrava imminente e comunque la sua mancata costruzione non può essere addebitata ai progettisti. Il contenzioso tra Via Ingegneria, rappresentata dagli avvocati Arturo Cancrini e Laura Fioravanti, e Comune di Latina, difeso dagli avvocati Francesco Di Leginio e Francesco Cavalcanti, è sempre stato a rischio, tanto che in un primo momento si era optato per una soluzione arbitrale e la proposta finale conteneva una accordo su somme molto inferiori all'attuale emersa in sede giudiziale. L'accordo con arbitro però non fu eseguito dall'ente perché nel frattempo sono cambiate le amministrazioni e c'è stato anche un periodo di commissariamento, quello del 2015.
A cosa serviva esattamente la consulenza della società Via? Venne chiamata dall'amministrazione comunale ad affiancare il responsabile unico del procedimento che era un dirigente del Comune, quindi l'ente non aveva al suo interna la capacità tecnica di portare avanti un progetto così importante e dovette ricorrere ad uno studio specializzato. Quando lo fece, come è dimostrato in altro procedimento civile e in altra consulenza tecnica, nel momento in cui venne dato l'incarico non c'era la certezza di poter realizzare per davvero la metro leggera perché mancavano le copertura. E infatti questa lacuna è alla base della seconda consulenza tecnica, quella allegata al procedimento in cui il Comune di Latina è stato chiamato dalla società MetroLatina a risarcire 38 milioni di euro per la mancata realizzazione dell'opera. In quella perizia emerge con chiarezza che gli atti posti in essere per la costruzione della linea metropolitana che avrebbe dovuto unire la stazione ferroviaria allo stallo delle autolinee dei bus non fondava su un finanziamento certo e dunque era una sorta di polverone, in gergo una truffa. In danno di chi? All'epoca dei fatti non si pensò a questo aspetto e si procedette con l'incarico a Via e poi con l'ordine dei vagoni. Ma in seguito quella fretta si è rivelata una spesa maledettissima di cui adesso si dovrà pagare almeno la prima tranche.
Metro leggera, ora la tegola del progetto: oggi la decisione del Tribunale
Latina - Oggi il Tribunale di Roma decide sulla richiesta di 4,3 milioni di euro da parte della società che ha redatto il piano e affiancato il rup del Comune