È destinato a restare un mistero il gesto compiuto da Emmanuel Yeboah, ganese di 24 anni, annegato nel laghetto artificiale del parco San Marco in circostanze difficili da spiegare. Non sembra esserci una logica, infatti, dietro a quello che è successo nell'area verde alle spalle dell'ospedale Santa Maria Goretti, dove le operazioni di recupero della salma si sono protratte fino alla tarda serata in condizioni difficili per i soccorritori.
Tutto lascia pensare a un comportamento dovuto a uno stato di alterazione psicofisica, ma a quanto pare il giovane immigrato non aveva mostrato segni di squilibrio prima di quel momento. Il giorno prima era finito in ospedale per un malessere non grave, lo testimonia il batuffolo di ovatta che aveva ancora attaccato al braccio destro quando è stato ripescato dal laghetto, ma era stato dimesso dal pronto soccorso senza richiedere la consulenza psichiatrica che le avvisaglie di un'anomalia comportamentale o di un'instabilità di umore avrebbero invece consigliato ai medici.
Sta di fatto che venerdì, poco dopo le 19, un cittadino aveva segnalato al 113 la presenza di uno straniero che infastidiva i passanti all'interno del parco San Marco: al loro arrivo le pattuglie della Squadra Volante non avevano trovato nessun personaggio sospetto, tantomeno erano stati contattati dai passanti infastiditi. Dopo una decina di minuti circa, la seconda chiamata alla centrale operativa della Questura, sempre da parte di un cittadino che aveva visto lo straniero lanciarsi nel laghetto.
La ricostruzione dei fatti non sembra rappresentare propriamente un suicidio, il giovane potrebbe essere andato incontro alla morte in maniera inconsapevole. Del resto in molti, tra gli stessi latinensi, non si erano mai resi conto che lo specchio d'acqua di via Rossetti fosse profondo a tal punto da provocare l'annegamento di un uomo. All'arrivo degli agenti era presente una ragazza che diceva di avere visto lo sconosciuto togliersi le ciabatte, scavalcare la balaustra prima di buttarsi in acqua: dopo un paio di bracciate il ganese è andato giù. Il primo a lanciarsi nel tentativo di salvarlo è stato un uomo, che all'arrivo dei soccorritori non c'era più, ma è tornato nel parco dopo essersi cambiato: anche lui ha assistito alla scena e ha cercato di impedire l'annegamento, ma ha detto di avere avuto difficoltà a raggiungere lo straniero, come se una strada corrente lo tirasse verso il fondo, forse a causa del pompaggio per il ricircolo dell'acqua. Anche un giovane si è tuffato nel laghetto dopo avere sentito le grida dei presenti, ma neppure lui è riuscito a evitare la tragedia.
All'arrivo dei vigili del fuoco la situazione è apparta complessa sin da subito: l'acqua era torbida e non è bastato neppure l'impiego del gommone per trovare il cadavere, scandagliando il laghetto con l'impiego di un'asta. Tanto che i soccorritori, per accelerare i tempi del recupero, hanno dovuto praticare la soluzione più complessa: svuotare il laghetto artificiale con l'impiego di due pompe idrovore mobili. Senza mai smettere di cercare il corpo coi vigili a bordo del gommone. Sin dalla prima segnalazione erano intervenuti anche i soccorritori di un'ambulanza del servizio 118, ma col passare del tempo era chiaro che la loro presenza era utile soltanto alla constatazione del decesso una volta recuperato il corpo annegato.
Il fatto
Annegato nel parco San Marco a Latina, una tragedia inspiegabile
Latina - L’uomo annegato nel parco San Marco è un richiedente asilo politico ganese di 24 anni