Avevano dei soprannomi: da chi veniva chiamato «Pazzo», al «Piccolo Pony». E' lo stesso giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota a tratteggiare le caratteristiche dei ladri che hanno lasciato il segno in mezza provincia: dall'assalto al Conad di Sezze che aveva fruttato 31mila euro, ai furti in farmacie, ristoranti, bar distributori di benzina. Ed è logico intuire la ratio che ha suggerito al magistrato di contestare su richiesta del pm Marco Giancristofaro il vincolo associativo nei confronti dei 7 indagati, tra cui una donna che devono rispondere di associazione per delinquere. Le indagini sono state condotte dalla polizia, sia dalla Mobile che ha lavorato nel corso di una indagine parallela su alcuni componenti del gruppo che dal personale della polizia giudiziaria della Polfer.  "L'azione criminale dei partecipanti all'associazione non è da relegare a più fatti occasionali ma rientra sicuramente in una attività criminosa ben consolidata. Una caratteristica struttura piramidale, sinonimo della classica associazione"  puntualizza il giudice . Non hanno lasciato nulla al caso i ladri seriali, a partire ad esempio dall'uso di una ricetrasmittente per sintonizzarsi sulle frequenze delle forze dell'ordine e capire i movimenti. C'è un particolare infatti che insospettisce gli investigatori che ricostruiscono la posizione dei cellulari in uso ad alcuni indagati in occasione di un furto nell'ottobre del 2018. C'è una cella telefonica che non si muove e resta sempre ferma al centro di Latina, i complici di chi ha in uso questo telefono invece sono in periferia. "La circostanza che una delle tre utenze restasse in centro faceva ritenere - ha messo in rilievo il gip - che l'utilizzatore poteva essere in possesso di una sorta di scanner con cui intercettava le comunicazioni delle forze dell'ordine e tutto questo veniva riscontrato anche da una intercettazione telefonica di alcune conversazioni".