Quasi due ore di camera di consiglio sono servite al collegio del Tribunale di Velletri composto dai giudici Silvia Artuso, Eleonora Panzironi e Fabrizio Basei per esaminare e rigettare la questione preliminare sollevata dagli avvocati di Sergio Gangemi (Dell'Omo e Fevola) che hanno chiesto la concessione del rito abbreviato condizionato per il loro assistito. A differenza della prima richiesta fatta al Gup (rigettata) questa volta l'abbreviato chiesto doveva essere condizionato a due presupposti: l'acquisizione di alcuni documenti contabili della società Spazio Uno, da cui sarebbero dovuti partire e arrivare i soldi e dei rapporti di questa con una serie di altre società, rapporti però "limitati" agli anni 2011 e 2012. La seconda condizione doveva essere l'escussione di una delle due parti lese che da tempo aveva lasciato l'Italia rendendosi irreperibile. E' cominciato ieri mattina il processo a carico dei fratelli Gangemi, Sergio e Giampiero (quest'ultimo assente per motivi di salute), Mirko Morgani e Patrizio Forniti accusati in concorso di essere gli autori di una serie di richieste estorsive e usura con tanto di minacce e attentati, a carico di due imprenditori, uno di Aprilia e l'altro del litorale romano. Una inchiesta coordinata dalla Dda di Roma perché le modalità con cui il gruppo avrebbe agito erano di natura mafiosa e culminarono con una serie di assalti prima con pistola, poi con granate, fino al fucile d'assalto con cui vennero esplosi oltre 20 colpi verso mura e finestre - per fortuna blindate - di una delle due famiglie. L'accusa ritiene che i Gangemi abbiano prestato alle due vittime 13 milioni per salvare una grande società. A fronte di tale prestito sarebbero stati restituiti 17 milioni, ma ne sarebbero stati chiesti addirittura 25.