La Procura della Repubblica continua a mostrarsi particolarmente attenta sul caso della vendita delle quote della società Circe, proprietaria dell'albergo «Il Guscio» a Terracina, vicenda che vede un gruppo di professionisti pontini indagati per turbativa d'asta, falso, abuso d'ufficio e violazione di segreto d'ufficio.
Nei giorni scorsi gli investigatori della Guardia di Finanza sono stati visti uscire dal Tribunale con alcuni faldoni pieni di documenti relativi al fallimento Quadrifoglio e alla procedura esecutiva immobiliare della Circe srl, segno evidente che dopo le perquisizioni in alcuni studi professionali e dopo l'interrogatorio cui aveva chiesto di essere sottoposto il commercialista Massimo Mastrogiacomo, i due sostituti procuratori Giuseppe Bontempo e Claudio De Lazzaro sono ancora alla ricerca di spunti attorno ai quali rafforzare l'approccio sul quale si fonda l'indagine in corso. Da quel poco che è emerso finora, la chiave di lettura che i due magistrati hanno usato come strumento di decodifica della vicenda, è quella secondo cui l'operazione che ha portato all'acquisto delle quote della Circe srl da parte di un commercialista e subito dopo alla frammentazione del bene acquisito prima di rivenderlo ad un imprenditore di Terracina, sarebbe stata il frutto di un accordo partito da lontano e che vedrebbe coinvolti il curatore fallimentare della Quadrifoglio e l'amministratore unico della Circe, lo stimatore del bene e l'avvocato che avrebbe proposto domanda di concordato dopo l'acquisto delle quote, gli acquirenti di parte delle quote all'indomani dell'aggiudicazione dell'asta da parte del primo acquirente, un commercialista, ed anche alcuni consulenti dell'imprenditore al quale è stato infine ceduto l'intero pacchetto di quote della Circe.