Le mani di Mustafà raccontano una vita da pendolare in spiaggia. Avanti e indietro. Una volta con il sole sulla testa, la prossima con il sole alle spalle che tramonta su una sabbia che anche se è a due passi dalla riva è calda. Su e giù con quel carretto che è un piccolo negozio che porta avanti con la forza delle braccia. Quando arriva da lontano si vede l'ombrellone e tanti colori che ondeggiano. Subito dopo sbuca lui con l'inconfondibile cappello bianco che assomiglia ad un Panama. Si gira verso gli ombrelloni, c'è il baffo, gli occhi scuri e profondi, il sorriso. «Sciao belo». Questo è Mustafà: marocchino, in Italia da una vita, padre di famiglia con un figlio che lo aiuta nel lavoro. E' uno di quelli che quando i bambini giocano in spiaggia si sposta e cambia il percorso per non dare fastidio. «Una bravissima persona che si fa ben volere da tutti», ripetono da lunedì mattina al mare.
Il livido sotto l'occhio è la testimonianza dell'aggressione avvenuta l'altro giorno al Lido, tra qualche giorno andrà via ma quel segno è una piccola cicatrice nella mente di Mustafà. Botte senza motivo. Sì, così, perchè stava passando. E' questo quello che è passato nella testa degli aggressori. Non c'è logica e spiegazione. «Mi hanno picchiato, proprio qui dove per 30 anni non mi ha mai dato fastidio nessuno», è il commento di Mustafà quando alcuni bagnanti gli vanno incontro e si fermano per mostrare autentica solidarietà dopo quello che è accaduto. E lui risponde con il suo sorriso. Al mare è una specie di istituzione, lo conoscono. Quasi tutte le donne che frequentano la spiaggia, almeno una volta si sono alzate dal lettino o dalla sdraio di scatto per andare a comprare un costume, un pareo o un vestito da lui. Mustafà abita ad Ardea e lavora tra Foce Verde e Capoportiere dove inizia il suo giro. Avanti e indietro, come sempre, come ogni giorno d'estate, figuriamo ad agosto. «Se non ci fosse stato un signore che è arrivato in spiaggia con il cane chissà cosa sarebbe accaduto - ripete lui - è a quel punto che sono scappati. Erano le 7,30 di sera, c'era poca gente in spiaggia, c'era qualcuno che si stava facendo il bagno, ad un certo punto mentre passavo mi hanno accerchiato e sono stato picchiato. E' gente che non ho mai visto, gli ha dato fastidio che passavo mentre loro giocavano a pallone. Cosa mi hanno detto? Tornate nel tuo paese. E' stato brutto».
Il movente è chiaro. «Sono stato picchiato soltanto perchè passavo da quella parte mentre loro giocavano. A loro ha dato fastidio questo, sì, io che passavo. "Non devi passare, non ti muovere" mi hanno detto. Erano cinque e poi dopo le minacce mi hanno sdraiato per terra». Durante l'aggressione il figlio di Mustafà ha provato a difendere il papà e a documentare tutto. «Quando si sono accorti che mio figlio stava cercando di fare delle foto, si sono avventati contro di lui e lo hanno picchiato». Sul caso sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri, gli autori rischiano una denuncia a piede libero con l'aggravante dell'aggressione a sfondo razziale. Mustafà non si ferma. Saluta e ringrazia per la solidarietà, la vita e il suo lavoro vanno avanti come il suo carretto colorato.