Resta in carcere Danilo Piovesana, il 33enne arrestato nella notte tra sabato e domenica per le minacce aggravate dall'utilizzo della pistola, pronunciate al culmine di una lite con un pregiudicato di 37 anni all'esterno della discoteca Cancun. A margine dell'interrogatorio celebrato dietro le sbarre della Casa Circondariale di via Aspromonte, il giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone ha convalidato l'arresto e firmato un'apposita ordinanza di custodia cautelare in carcere che conferma il provvedimento adottato dai poliziotti della Squadra Volante d'accordo col sostituto procuratore Valerio De Luca.
Assistito dal difensore di fiducia, l'avvocato Francesco Pisani, l'indagato ha confermato quando dichiarato al momento dell'arresto agli uomini del vice questore Celestino Frezza, quindi ha risposto alle domande del giudice, fornendo una versione dei fatti piuttosto dettagliata. Piovesana ha spiegato che non si è trattato di un gesto compiuto con premeditazione, ma di avere incontrato casualmente l'uomo che fino a quel momento non conosceva, il quale gli aveva dato due schiaffi qualche giorno prima mentre litigava con la moglie all'interno di un altro locale pubblico: proprio come emerso il giorno dell'arresto, l'indagato ha confermato di averlo avvicinato per chiedere spiegazioni sull'episodio precedente.
Sempre stando alla versione fornita da Piovesana al giudice, il 37enne lo avrebbe trascinato fuori dove gli avrebbe puntato una bottiglia di vetro rotta con tono minaccioso. A quel punto, ha dichiarato il 33enne, sarebbe tornato all'interno della discoteca per cercare qualcosa con cui difendersi e in quella circostanza uno sconosciuto gli avrebbe dato la pistola con matricola alterata che poi ha impugnato all'esterno del locale notturno.
Piovesana ha poi aggiunto di essersi trovato in una situazione di panico che non sapeva gestire, di avere indietreggiato di fronte alle minacce dell'altro, sebbene impugnasse una pistola, perché a suo dire non sapeva neppure utilizzarla, come sembra dimostrare il fatto che scarrellando in maniera poco precisa, aveva fatto inceppare l'arma: quando è stato disarmato dagli agenti, la cartucca era ancora di traverso. Insomma, si sarebbe trovato a vivere una situazione più grande di lui, tanto che all'arrivo della Polizia ancora impugnava l'arma, non aveva neppure pensato di disfarsene.
Una versione dei fatti, quella illustrata dal 33enne, che non ha convinto però il giudice Pierpaolo Bortone, che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla difesa dell'indagato, confermando appunto la detenzione in carcere per il possesso dell'arma clandestina: in assenza della denuncia della vittima, le minacce sono ancora tutte da accertare.
Minacce in discoteca a Latina lido, il 33enne resta in carcere
Latina - La versione del 33enne che aveva impugnato la pistola durante la lite sul Lungomare non convince il giudice