È stata fissata al prossimo 30 agosto l'udienza al Tribunale del Riesame per il 38enne di nazionalità indiana che lo scorso 14 agosto 2019, secondo gli inquirenti, avrebbe dato alle fiamme un tratto di macchia mediterranea a ridosso del vecchio tratto della 156 dei Monti Lepini, innescando un violento incendio che nell'arco di qualche ora ha praticamente distrutto il versante est di monte Trevi, sfiorando le abitazioni. Nel corso dell'udienza al termine della quale il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere, l'uomo si era difeso sostenendo di trovarsi a Sezze (dove aveva lavorato come bracciante agricolo per diverso tempo) con lo scopo di far visita a un suo amico connazionale e che attualmente risiede a Grazzanise, in provincia di Caserta, dove si occupa della cura dei cavalli in una masseria del posto.

Insieme al suo avvocato, Alfonso Falcone, e a un interprete, l'uomo aveva spiegato al gip che la somma che gli era stata trovata nelle tasche era il provento di una settimana di lavoro e che la portava con sé per il timore di essere derubato. La strategia difensiva al Riesame sarà incentrata proprio su questi elementi, uniti al fatto che lo stesso cittadino indiano risulta essere incensurato e che, come dimostrato dal suo stesso legale, durante la perquisizione non sarebbe stato trovato nemmeno un accendino, particolare strano se si considera che è accusato di aver appiccato l'incendio. Un altro elemento sul quale farà leva la sua difesa per fargli ottenere almeno gli arresti domiciliari sarà quello della testimonianza che ha portato al suo arresto.

Il 38enne, stando alle ricostruzioni fornite, non sarebbe stato visto mentre appiccava il rogo, ma sarebbe semplicemente stato visto nelle vicinanze dello stesso da un uomo di Sezze che da casa sua stava osservando l'incendio con un binocolo e avrebbe visto una sagoma con una maglia arancione a poche decine di metri dallo stesso.