Si è rivelato più complicato del previsto il ritorno dalle vacanze estive per una coppia di non vedenti di Latina con cane guida al seguito, complici i soliti ritardi dei treni che hanno trasformato il viaggio in un incubo. A peggiorare la situazione, ci ha pensato poi qualche incaricato di Trenitalia meno paziente, che non ha aiutato di certo i due viaggiatori con handicap a minimizzare i problemi innescati dal pesante ritardo.
«Domenica tornavamo da una vacanza a Tirrenia, presso un centro estivo per non vedenti - ci racconta proprio Maria Grazia - Io e mio marito, con cane guida e un altro cagnolino che mi era stato regalato, alle 4 del pomeriggio siamo partiti da Livorno e saremmo dovuti arrivare a Termini alle 7, dove poi cambiare treno per trovarci a Latina alle 20:16. Ma così non è stato perché il treno è arrivato a Roma con mezz'ora di ritardo e abbiamo perso la coincidenza per tornare a casa in tempo».
Per i portatori di handicap Trenitalia mette a disposizione un servizio che prevede l'accompagnamento fino al treno e poi a casa, con permanenza in stazione in un locale denominato "stanza blu" in caso di attese prolungate per ritardi dei convogli.
«Ci è stato prospettato un treno regionale per Latina che ci avrebbe fatto arrivare alle 23 - ci spiega ancora la donna - ma l'autista che ci doveva riportare a casa dalla stazione ferroviaria di Latina Scalo non avrebbe aspettato oltre le 22. Ma quando avevamo chiesto al capotreno una soluzione per quel ritardo che ci avrebbe complicato il rientro, ci ha detto che c'era anche un intercity delle 21:32 che ci avrebbe permesso di arrivare alle 22:05 a Latina. Così abbiamo chiesto spiegazioni all'operatore che ci stava assistendo a Termini, ma lui ha negato quella possibilità. Sapevamo che ci stava mentendo e abbiamo discusso, i toni si sono alzati, ha utilizzato parole inopportune. Poi mi sono resa conto che non era una bella situazione e ho chiesto scusa, anche se sapevo di avere ragione».
Non è facile immaginarsi nei panni di un portatore di handicap. Quel ritardo rischiava di lasciare quelle persone da sole in stazione, senza un aiuto, a tarda serata. Alla fine sono stati fatti salire sul treno che li ha portati a Latina alle 23 e la soluzione è arrivata solo grazie all'aiuto di un tassista del capoluogo pontino. «In certi orari non ci risponde nessuno quando telefoniamo ai centralini dei taxi - spiega ancora la donna - ma abbiamo contatti diretti con qualche conducente e ne abbiamo convinto uno a venire. Ci rendiamo conto che ha fatto un grande sacrificio perché la mattina sarebbe dovuto andare al lavoro alle 5. È andata a finire bene, ma quello che è successo è stato spiacevole perché ci troviamo troppo spesso a ccombattere per vederci riconoscere i nostri diritti. Noi facciamo il possibile per non dipendere e quando decidiamo di affrontare un viaggio sappiamo bene i rischi che corriamo. Personalmente vivo uno stato di ansia finché non arrivo a destinazione. Ma un operatore come quello che abbiamo trovato a Roma Termini sono si può porre in quella maniera, viene pagato per il lavoro che svolge, non si tratta di carità».