Ci ha riflettuto per tanto tempo. I due anni trascorsi in carcere, da quando era stato arrestato una prima volta nel dicembre del 2017 per il furto di via Palermo, due mesi dopo l'omicidio e la seconda ordinanza cautelare emessa a febbraio, dove gli contestano quasi 60 furti alla fine lo hanno fatto pensare. E così Salvatore Quindici, imputato nel processo per essere un ladro seriale insieme ad altre nove persone, recita il mea culpa e ha esternato tutto il suo pentimento per i furti che ha commesso. In questi due anni si è ravveduto e a quanto pare ha iniziato un percorso riabilitativo per iniziare una nuova vita. E' questo il senso di quello che è emerso nelle spontanee dichiarazioni che ha rilasciato in aula davanti al giudice e che le ha affidate ad una lettera che ha scritto di suo pugno dove ha chiesto scusa per quello che ha fatto. Quindi ha parlato dei figli, della famiglia, spiegando e ammettendo di aver sbagliato e ha chiesto scusa anche alla famiglia  Palumbo, vittima del furto avvenuto il pomeriggio di domenica 15ottobre 2017.  Il processo davanti al giudice Mario La Rosa riprenderà il 13 dicembre e si concluderà il 10 gennaio dopo che venerdì il pubblico ministero ha tirato le somme dell'inchiesta chiedendo le condanne per quasi 60 anni complessivi nei confronti degli imputati. C'è da aggiungere che nel processo che si sta celebrando per i furti in mezza Italia dove viene contestato anche il vincolo associativo, c'è stata la costituzione di parte civile di un professionista, vittima dei raid della banda. A vario titolo nei confronti di alcuni imputati viene contestato anche il furto di alcune armi. Intanto il prossimo 30 gennaio inizierà in Corte d'Assise davanti al presidente Francesco Valentini, il processo per l'omicidio di via Palermo che vede sul banco degli imputati l'avvocato Francesco Palumbo che ha ucciso Domenico Bardi e che ha ferito di striscio con un colpo di arma da fuoco proprio Salvatore Quindici che stava scappando insieme al complice dopo il furto in casa dei genitori del professionista pontino. A delineare le caratteristiche dei ladri che quel giorno entrarono in azione in via Palermo, era stato il gip Giorgia Castriota nell'ordinanza cautelare. "Erano le persone con il physique du role - era riportato nel provvedimento dal magistrato - atte a scavalcare recinzioni, balconi, ad arrampicarsi e ad effettuare i furti". La banda di cui faceva parte Quindici, noleggiava delle auto a Napoli e per comunicare utilizzava dei telefoni cellulari chiamati citofoni, erano degli apparecchi estremamente semplici, senza alcun dispositivo particolare che servivano solo per parlare ed eventualmente mandre sms. Uno di questi due citofoni fu trovato in tasca a Bardi.