In un altro Paese non saremmo a parlare di questi reati. Secondo il procuratore aggiunto Carlo Laperanza il sistema di corruzione e falso venuto alla luce con l'indagine condotta dai carabinieri del Nas e del comando provinciale ha un marchio tutto italiano. Fatto di malcostume e indifferenza generale. E ancora una volta la magistratura e le forze dell'ordine hanno fatto da supplenti alla pubblica amministrazione. «Quello che è emerso in un un'indagine di appena sei mesi è enorme» ha dichiarato ieri in conferenza stampa, «ed è solo la punta dell'iceberg. Noi siamo intervenuti a fatti ormai avvenuti. Ma non dovrebbe essere così. La pubblica amministrazione ha gli strumenti per controllare e se l'avesse fatto prima, questo sistema seriale di rilascio di certificati dietro pagamento sarebbe venuto alla luce». Adesso non resta che andare a ritroso, partendo dai nomi di coloro che si sono serviti del medico, per arrivare ai benefici ottenuti. «Puntiamo a cancellare tutto quello che si è ottenuto con questo sistema, per dire al cittadino che no, non è stato furbo». Incalcolabili i danni all'erario, alle casse dell'Inps e del Servizio sanitario nazionale. Ma l'indagine è solo all'inizio. E il procuratore ha invitato chiunque si sia servito di questo sistema di presentarsi spontaeamente per evitare conseguenze più gravi. A parlare ci sono quegli incontri ripresi dalle telecamere, quasi in diretta, frutto delle «indagini encomiabili» dei carabinieri del Nas, ha detto ancora Lasperanza. Per poi ribadire, però, che «è la pubblica amministrazione che deve usare gli strumenti in suo possesso per evitare che un sistema si consolidi. Servono ispezioni e controlli, questo era un evidente sistema anomalo, garantito soprattutto da una diffusa indifferenza».