Sempre meno chicchi di riso invadono i sagrati delle Chiese del litorale romano e dell'intera provincia di Roma.
Dal 2012 in poi, infatti, i matrimoni civili hanno stabilmente superato quelli religiosi, con ragazzi e ragazze che preferiscono pronunciare il "fatidico sì" in Comune o in altri luoghi autorizzati, anziché davanti all'Altare.
A fotografare la situazione sono le statistiche Istat, che parlano di una diminuzione costante, fra la Capitale e la sua provincia, delle unioni religiose (con seguente effetto civile) a beneficio delle altre. Stabile, invece, il numero totale delle nozze, che si attesta attorno alle 12mila unioni complessive.
Il dato generale
Nel 2018, ultima annualità disponibile sul portale dell'Istat, fra Roma e provincia sono stati celebrati 12.390 matrimoni: di questi, 7.536 sono stati civili (ossia il 60% circa del totale), mentre 4.854 religiosi. Il dato generale è in calo dal 2016 in poi; se rapportato a dieci anni prima, invece, si rileva un calo di quattromila nozze.
Per quanto riguarda alcune particolari statistiche, la maggior parte delle persone che hanno contratto matrimonio (oltre il 70%) hanno scelto il regime di separazione dei beni, mentre nel 23% delle unioni almeno uno dei nubendi era straniero.
Si alza, invece, l'età media di chi contrae il matrimonio: fra Roma e provincia, nel 2018, l'età media dello sposo è stata di 40 anni, mentre quella della sposa di oltre 35 anni.
Dire «sì» sul litorale
Nel 2018, fra i quattro Comuni del litorale a sud di Roma, Anzio è stata quella dove sono stati celebrati più matrimoni, seguita a un passo da Pomezia; al terzo posto c'è Nettuno, mentre Ardea è decisamente più staccata.
Per quanto riguarda la città che diede i natali agli imperatori Nerone e Caligola, sono stati celebrati complessivamente 213 matrimoni: 135 sono stati civili, mentre le Chiese hanno ospitato 78 cerimonie.
A Pomezia, invece, il crollo dei matrimoni religiosi è più netto che altrove: delle 211 nozze complessive, solo 28 sono state celebrate in Chiesa; le altre 183 sono state civili.
A Nettuno il 2018 ha visto celebrare 184 matrimoni: 119 civili e 65 religiosi.
Infine, ad Ardea le nozze sono state 91: 28 di queste sono state officiate in Chiesa, le altre 63 in Comune.
I motivi del calo
Perché, però, ci si sposa sempre meno e si abbandonano sempre più le Chiese per celebrare le nozze?
Nel 2016 uno studio del Censis, denominato "Non ci sono più", ha fotografato la situazione: qualsiasi tipo di matrimonio da contrarre, in Italia, è in crisi profonda e risulta una scelta residuale della popolazione, non proprio più giovanissima. Rileggendo un articolo di Famiglia Cristiana dell'8 luglio 2016, si evince come il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, abbia teorizzato che oggi «le persone tendono a decidere di mettere su famiglia, avere un figlio o una relazione al di fuori dell'istituzione formale della famiglia. Sposarsi non dà vantaggi dal punto di vista sociale e giuridico». Ovvio che la crisi del matrimonio non corrisponda a quella delle relazioni affettive, ma i rapporti, spiega ancora Valerii, «tendono a essere vissuti sempre di più al di fuori della cornice istituzionale del matrimonio».
Insomma, le nozze non sono più il baricentro della vita individuale e sociale delle persone e oggi coinvolgono sempre più le persone che hanno già accumulato altre esperienze di vita.