Dopo che sono state depositate le motivazioni, i legali di Emanuele Riggione accusato di aver ucciso Elena Panetta, hanno impugnato la sentenza di condanna per il proprio assistito e hanno presentato ricorso in Corte d'Appello a Roma.  I legali Angelo Palmieri e Adriana Anzeloni, puntano in particolare sul quadro clinico dell'uomo al momento dei fatti contestati quando è avvenuto l'omicidio in un appartamento a Roma. Lo scorso nove ottobre, Riggione era stato condannato alla pena di 30 anni di reclusione per il brutale omicidio avvenuto nell'agosto del 2018  nell'appartamento dove la vittima aveva ospitato il suo carnefice che dopo il delitto aveva preso l'auto iniziando a vagare e andando a Latina e poi nelle campagne dell'Agro Pontino per poi bussare alla porta del Comando Provinciale dei carabinieri per costituirsi. Era stata questa la sequenza.  L'uomo, un camionista originario di Terracina, è stato processato con il rito abbreviato e aveva spiegato di aver agito in quel modo così feroce perché era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Riggione durante l'interrogatorio aveva manifestato un profondo pentimento per la sua condotta e in primo grado i suoi difensori avevano chiesto una perizia ma la richiesta era stata respinta. L'imputato aveva ucciso un'amica a quanto pare dopo l'ultimo diniego per una somma di denaro che aveva richiesto. I soldi gli servivano per comprare la cocaina. 
I legali puntano a scardinare le accuse a partire dall'incapacità di intendere e di volere al momento del fatto e puntano su una perizia collegiale e sull'assoluzione perché il proprio assistito  non era capace di intendere e di volere.
La data dell'udienza ancora non è stata fissata, quasi di sicuro probabilmente il processo sarà celebrato prima dell'estate.