Un giorno era andato da lei e si era presentato con un bracciale indiano che per lui valeva come un anello di fidanzamento. Era una proposta di matrimonio. Tra loro però non c'era stato mai niente. Neanche una presentazione. Aveva chiesto anche di parlare con il padre di lei per far capire le sue intenzioni. Era ossessionato, era diventato l'incubo di una studentessa di 20 anni che ha denunciato il suo stalker, conosciuto per caso sul bus che ogni mattina la portava a Latina dove andava a scuola. Lei non sapeva neanche come si chiamasse e non ci aveva mai scambiato una parola. Ad un certo punto la vita della ragazza è cambiata, si è rovesciata, ha avuto anche attacchi di panico. Ieri il giudice del Tribunale Mario La Rosa ha messo la parola fine ad una vicenda che ha avuto sviluppi anche recenti e alla fine il giudice ha condannato l'imputato,  un'indiano di 30 anni che lavora come bracciante agricolo e che si trova agli arresti domiciliari, alla pena di due anni di reclusione, a fronte di una richiesta di tre anni formulata dal pubblico ministero Valentina Giammaria nel corso della sua requisitoria.
Il magistrato inquirente ha ricostruito i fatti e ha messo insieme gli elementi che hanno portato alla condanna del cittadino indiano che era presente in aula sia nel corso della discussione che alla lettura del dispositivo. La vittima di questa terribile storia di stalking, l'ennesima registrata in provincia di Latina, è assistita dall'avvocato Veronica Terelle. Per la studentessa l'incubo è finito.