E' stato assolto per non avere commesso il fatto l'84enne di Gaeta accusato del reato di bigamia. Dopo sedici anni si è concluso il processo per il quale non è prevista prescrizione.
Una vittoria che ha ripagato la caparbietà e tenacia della difesa, sostenuta dal legale di fiducia dell'imputato, l'avvocato Piergiorgio Di Giuseppe, che ha portato avanti la tesi della firma falsificata, ovvero che la firma apposta sul primo atto di matrimonio era falsa. Tanto che il legale fece eseguire una perizia calligrafica che gli diede ragione: la firma apposta oltre 60 anni fa su quell'atto di matrimonio non era della stessa mano dell'uomo che fino a ieri ha subito un processo per bigamia. Un reato per il quale si rischia una condanna fino a 5 anni di reclusione e che non va mai in prescrizione. A stabilire dunque che la firma poteva essere di un'altra persona non è stato solo il perito grafico di parte, la dottoressa Damo, ma lo ha ribadito con dovizia di particolari il ctu nominato dal giudice monocratico del Tribunale di Latina davanti al quale si è celebrato il processo. La relazione del professor Bravo ha lasciato poco spazio alle interpretazioni: la firma non è compatibile con quella dell'imputato, A.S.N. 84 anni di Gaeta. Non solo. Per il perito quella firma sarebbe addirittura riconducibile più ad un congiunto ed in particolare quella del padre. Nella perizia sono stati fatti più confronti con varie firme, da quelle più datate a quelle più coeve. Ma le firme analizzate dal perito grafico hanno riguardato anche vari membri della famiglia, tra queste quella del padre dell'84enne, accusato di avere contratto matrimonio per due volte, il primo in Argentina e l'altro in Italia.