"Non dobbiamo commettere l'errore imperdonabile di spostare il focus sulla facile strumentalizzazione". Parole dell'assessore al Welfare del Comune di Latina, Patrizia Ciccarelli, a margine di quanto accaduto ieri nel campo di Al Karama, dove le forze dell'ordine sono intervenute per salvare una donna e suo figlio, che era stato sequestrato proprio per costringere la vittima a prostituirsi. "La donna rintracciata ad Al Karama e il suo bambino sono vittime di una vera e propria piaga sociale, ma nel campo c'è un'intera comunità alla quale dobbiamo restituire dignità e diritti", spiega Ciccarelli. "L'episodio raccontato nelle cronache di questi giorni deve indurci comunque a una serie di riflessioni. La prima è che la riduzione in schiavitù, non solo sessuale, rappresenta un odioso fenomeno trasversale a ogni etnia e ambito culturale. Il lavoro che faccio, con passione e senso di responsabilità, nella rete istituzionale e del terzo settore mi consente di fare questa affermazione senza timore di essere smentita. È un fenomeno che ci preoccupa, perché per combatterlo si richiedono professionalità specifiche e soprattutto un fronte unico da parte di istituzioni e società civile".
Ma l'assessore poi accende i riflettori sulla così citata "strumentalizzazione". "La politica non deve cadere in questo tranello, perché strumentalizzare l'accaduto per alimentare la narrazione dello stereotipo non aiuterebbe di certo il processo di chiusura del campo di Al Karama che oggi è arrivato, finalmente, a buon punto. Siamo infatti vicini alla firma di un protocollo la cui realizzazione richiede come condizione essenziale il coinvolgimento della parte sana della comunità che oggi vive in quel campo. Al netto infatti degli episodi criminali, parliamo di tante persone che vivono in condizioni di estremo degrado, alle quali tutti noi abbiamo il dovere di restituire dignità e diritti".
Prima di tutto ciò, l'assessore ha voluto ringraziare "le forze dell'ordine per essere intervenute prontamente e per aver messo in sicurezza la donna e il suo bambino, vittime di un crimine che ha un nome ben preciso: la tratta. Ringrazio anche il nostro Pronto Intervento Sociale e i Servizi Sociali del Comune di Cisterna che, insieme al Centro antiviolenza gestito dall'associazione Centro donna Lilith, si sono messi in moto con tempestività, al fianco della polizia, coinvolgendo la rete antitratta per garantire la presa in carico delle vittime. Sono confortata dal fatto che la donna e il suo bambino siano in questo momento in mani sicure, inseriti in un nuovo percorso di vita. Il loro bene, in questo momento, è la cosa più importante".