Nel provvedimento restrittivo, il giudice sostiene che la gravità dei fatti si ricava dalla denuncia presentata alla vittima e da successive integrazioni investigative, tra cui un particolare: «Le persone presenti al sequestro avevano fatto riferimento a conoscenze nella camorra che avrebbero potuto intervenire in caso di denuncia», ha ribadito. E' questo il punto chiave che ha portato l'inchiesta da Latina a Roma e quindi all'Antimafia. Il magistrato infatti riporta l'orientamento della Cassazione secondo cui: «E' sufficiente un richiamo anche implicito per suscitare timore dell'esercizio di note forme di violenza, la cui diffusa conoscenza fonda il potere di intimidazione e di controllo delle organizzazioni criminali e quindi - secondo il giudice - non è necessaria la prova dell'esistenza dell'effettiva appartenenza ad una associazione». Ed è questo un altro punto cruciale dell'inchiesta che sarà terreno di scontro tra accusa e difesa. Gli elementi raccolti dagli investigatori del Comando Provinciale di Latina del Reparto Operativo, partono dalle dichiarazioni della parte offesa, riguardano il tenore delle conversazioni telefoniche intercettate e poi ci sono le affermazioni anche di altri soggetti che fanno riferimento alla sottoscrizione dei titoli cambiari in un contesto di aggressioni fisiche»
Scenari
Avvocato minacciato; ecco come il gip motiva il metodo mafioso
Latina - Ieri i quattro arresti dei carabinieri che hanno contestato il sequestro di persona