Il consulente tecnico del Tribunale, Lorenzo Palmerini, ha ricostruito ieri mattina in aula il patrimonio riconducibile ad un imprenditore di Santi Cosma e Damiano, nell'ambito del procedimento teso ad applicare la misure di prevenzione della confisca sui beni dello stesso, ritenuto parte del clan Gallo-Limelli per la cellula presente nel sud pontino. La Dda di Roma, rappresentata in aula dal sostituto Luigia Spinelli, chiede la sottrazione di magazzini, prefabbricati e un laboratorio. La difesa, rappresentata dall'avvocato Mariarosaria Di Dona, ha chiesto verifiche sulla attestata capacità finanziaria della principale società riferibile all'imprenditore e anche sui beni di due familiari dell'uomo, cui verrebbe estesa la misura. Da questo procedimento passa un tassello fondamentale, seppure non esaustivo circa gli affari e il radicamento del clan Gallo in quell'area della provincia di Latina. Gli indizi che conducono a Santi Cosma e Damiano riguardano una base logistica dell'organizzazione criminale campana, un immobile in cui veniva stoccata e poi spezzata per il mercato la droga proveniente dalla Spagna. Quantitativi ingenti vista la capacità finanziaria dell'organizzazione. Oltre alla droga il gruppo si occupava di estorsione, traffico di armi e riciclaggio del denaro ricavato dalla compravendita di partite di stupefacenti.
In riferimento specifico a Viccari la Dda ritiene che il patrimonio per il quale si chiede la confisca sia una derivazione di attività illecite ma il procedimento in corso davanti al Tribunale deve dimostrare i legami effettivamente esistenti tra questa famiglia e gli esponenti del clan in grado di creare liquidità e poi immobili e società.
Va senz'altro ricordato che proprio a Santi Cosma e Damiano il boss del clan, Giuseppe Gallo, aveva costruito una mega villa con piscina, in via Porto Galeo. L'immobile, dove per un periodo il fratello del boss ha vissuto agli arresti domiciliari, è stato già sottoposto a sequestro.