Non mangia. E' provato dal punto di vista psicologico ha spiegato il suo avvocato Cesare Gallinelli. Da quando è stato arrestato ha iniziato lo sciopero della fame Umberto Pagliaroli, coinvolto nell'operazione Scheggia e detenuto in carcere a Frosinone con l'accusa di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.  Nei giorni scorsi è stato trasferito dalla casa circondariale di via Aspromonte a quella del capoluogo ciociaro dove si trova. La difesa punta in questa fase dell'inchiesta ad una incompatibilità con il regime carcerario per le condizioni di salute del proprio assistito. Venerdì a Roma il giudice per le indagini preliminari Antonella Minunni ha affidato l'incarico ad un medico legale, su tratta di un cardiologo che il prossimo 10 febbraio, alle 9,30 inizierà le operazioni con la visita dell'indagato e a seguire depositerà le conclusioni e risponderà ai quesiti posti dal magistrato. Anche la difesa di Pagliaroli, ha nominato un perito. Una volta che saranno depositati i risultati il quadro sarà dunque più chiaro e il giudice scioglierà la riserva dopo che la difesa aveva presentato la richiesta accompagnata da una serie di documenti che attestavano il quadro di salute dell'uomo. Anche Pagliaroli, così come l'ex moglie Gina Cetrone, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame.
Le indagini poggiano le basi oltre che sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche su riscontri di altra natura a partire dal tenore delle intercettazioni telefoniche che fanno parte dell'ordinanza di custodia cautelare. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Pagliaroli si era avvalso della facoltà di non rispondere ed era rimasto in silenzio davanti alle contestazioni del gip a partire dall'aggravante di aver agito - ha sostenuto il gip - avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall' appartenenza all'associazione criminale denominata Di Silvio - ha puntualizzato il magistrato Minunni - e dalla condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dalla riserva di violenza costituente principale patrimonio dell'associazione, in ragione dello spessore criminale degli appartenenti».