Anche se c'è un fermo per la sparatoria di lunedì sera in via Moncenisio, a Latina, la vicenda è ancora zeppa di dubbi da chiarire. Anzi, come già anticipato la situazione si è ribaltata, prospettando una realtà diversa rispetto alla ricostruzione dei primi minuti. I colpi di pistola non sono stati esplosi dallo sconosciuto arrivato con una macchina, o meglio non è ancora chiaro se quest'ultimo abbia fatto fuoco: di certo si sa che alcuni spari sono partiti dall'abitazione dove abitano i Di Silvio verso l'auto arrivata a forte velocità e svanita nel nulla, poco dopo, con la stessa fretta. In carcere è finito Ferdinando detto Pescio, 18 anni compiuti il 13 settembre, figlio di Costantino detto Patatone, 37 anni, detenuto a Rebibbia per l'omicidio di Fabio "Bistecca" Buonamano, consumato giusto dieci anni fa in quella stessa zona.
Quando l'altra sera è scattato l'allarme al 113, intorno alle 19:30, la polizia sapeva ben poco su quello che era successo in fondo a via Moncenisio, una traversa senza uscita di via Monte Terminillo ai margini del quartiere Gionchetto, a poca distanza da Campo Boario: a separare quella stradina dal quartier generale dei Di Silvio c'è solo il canale delle Acque Medie. La prima segnalazione, arrivata in Questura da un cittadino, parlava di un'auto a forte velocità e una sequenza spari, quattro o cinque in tutto, sui quali il testimone non nutriva dubbi: erano colpi di pistola.
Percorsa tutta la strada, le prime volanti piombate in zona sono arrivate in fondo alla strada, dove si trovano le due abitazioni dei Di Silvio: regnava una calma apparente, smentita solo quando i poliziotti hanno iniziato a bussare alle porte. Il primo riscontro che qualcosa era successo, è stata la scoperta che un colpo di pistola aveva infranto la finestra dell'abitazione che si trova di fronte alla villetta della famiglia di Patatone, sull'altro lato della strada. Da quel momento in poi, ricostruire la dinamica dei fatti è stato un lavoro tortuoso.
Alle domande degli investigatori della Squadra Mobile i rom ripetevano di essere estranei ai fatti, nessuno di loro era in grado di riferire chi fosse quell'uomo arrivato in fretta, anzi sostenevano che fosse stato lo sconosciuto a sparare all'impazzata. «Se viene gente a fare il far west mica è colpa nostra» aveva detto tanto candidamente lo stesso Ferdinando "Pescio" mentre i poliziotti lo facevano entrare nell'autopattuglia per portarlo in Questura. I rilievi supportati dagli specialisti della scientifica hanno permesso agli uomini del vice questore Giuseppe Pontecorvo di sostenere il contrario, tanto da procedere al fermo del giovane per i reati di spari in luogo pubblico, ricettazione e detenzione d'arma da fuoco, anche se non c'è traccia della pistola utilizzata. Nell'inchiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, oltre al diciottenne figurano anche altri indagati, ovvero i congiunti sospettati di coprirlo.
La prova del nove sarà l'esito dell'esame Stub, ovvero il tampone sulle braccia del sospettato per accertare la presenza, o meno, di polvere da sparo. Ma per gli investigatori sono schiaccianti già gli elementi trovati sul luogo: due bossoli calibro 38 - presumibilmente estratti dal tamburo di un revolver prima di essere lasciati cadere a terra - sono stati trovati nel cortile della casa dove "Pescio" abita con i familiari. Uno dei colpi esplosi ha centrato una finestra al piano terra dell'abitazione che si trova sull'altro lato della strada: l'ogiva ha forato la persiana e il vetro, andandosi a conficcare nella parete opposta, dov'è stata recuperata dalla scientifica per le comparazioni del caso.
Secondo una ricostruzione sommaria dei fatti, quando la misteriosa auto è piombata a forte velocità in via Moncenisio, con una o più persone a bordo, c'è stata una discussione, o meglio uno scambio di frasi tra lo sconosciuto e qualcuno dei Di Silvio. Poi sono stati esplosi i colpi di pistola: i riscontri ancora non consentono di escludere che si sia sparato da entrambe le parti. Come del resto è plausibile che l'auto scappata pochi istanti dopo fosse stata colpita da uno dei cinque spari sentiti distintamente dai residenti. I pochi che dicono di avere intravisto quella macchina, sostengono che fosse scura, null'altro. Fatto sta che è svanita nel nulla e con lei chi c'era a bordo.
Il movente resta un mistero, come gli altri interrogativi ai quali la polizia sta lavorando in cerca di risposte.
Muta radicalmente lo scenario dei fatti consumati ieri sera in via Moncenisio, perché a sparare non sarebbe stato lo sconosciuto arrivato con un'auto a forte velocità, ma proprio i Di Silvio che abitano lì. Ci sarebbe stata una discussione, poi da una delle abitazioni hanno iniziato a partire colpi di pistola, uno dei quai ha raggiunto l'abitazione di un privato, del tutto estraneo ai fatti, che si trova dall'altra parte della strada. Gli accertamenti della Polizia hanno consentito proprio di accertare che i proiettili sono partiti dalla casa dove abitano i familiari di Costantino detto Patatone e stanotte, dopo una lunga serie di interrogatori e perquisizioni, è stato fermato il figlio del 38enne detenuto per l'omicidio di Fabio Buonamano. Ci sono una serie di persone indagate, ma a finire è in manette è stato Ferdinando detto Pescio, 18 anni compiuti a settembre. Le indagini proseguono per capire, anche e soprattutto, l'identità del personaggio che ha scatenato una reazione simile e soprattutto il movente.
di: Andrea RanaldiSono andate avanti tutta la notte e nelle prime ore della giornata di oggi le indagini della Polizia che riguardano la sparatoria di ieri sera in via Moncenisio, a Latina, in casa di una famiglia Di Silvio. Gli investigatori della Squadra Mobile hanno ascoltato una serie di testimoni e avviato i primi accertamenti che hanno permesso di effettuare una serie di perquisizioni in città: c'è già un sospettato, fermato dai poliziotti e portato in Questura. Nelle prossime ore saranno diramati ulteriori dettagli sull'operazione, tuttora in corso.
di: La RedazioneAgguato a colpi di pistola ieri sera in via Moncenisio, in una delle roccaforti dei Di Silvio nel quartiere Gionchetto, a due passi da Campo Boario. Nessun ferito, solo quattro o cinque spari in aria, ma il messaggio recapitato è comunque pensante: un vero e proprio affronto per una delle famiglie più potenti del clan. Nella casa vivono infatti i familiari di Costantino detto Patatone e in quella accanto la famiglia di Giuseppe Romolo, entrambi detenuti per l'omicidio di Fabio Buonamano detto Bistecca, consumato giusto dieci anni fa due traverse più avanti nella stessa zona.
L'allarme è scattato intorno alle 19:30 quando i residenti hanno sentito un'auto arrivare a forte velocità in fondo a via Moncenisio, una traversa senza uscita dove ci sono le due villette abitate dai Di Silvio. Dalla vettura è sceso un uomo armato che ha varcato il cancello della casa sulla sinistra e ha esploso alcuni colpi in aria prima di saltare nuovamente a bordo della macchina per sparire in fretta.
Dopo le prime segnalazioni al 113 sono intervenute le pattuglie della Squadra Volante e gli investigatori della Squadra Mobile alla ricerca di testimonianze utili per avviare le indagini, mentre gli specialisti della scientifica hanno compiuto un accurato sopralluogo. Ovviamente i Di Silvio non parlano, nessuno ha visto niente. Ma l'attenzione dei detective è alta perché un episodio del genere rischia di scuotere gli equilibri della malavita.