Alcuni sostengono che neanche durante la guerra era mai accaduta una cosa simile. E gli anziani non avrebbero mai immaginato niente di simile. Fatto sta che ieri sera il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, prendendo atto delle riflessioni proposte dalla presidenza della Cei, ha deciso di chiudere tutte le Chiese, parrocchiali e non, del territorio diocesano, della cui area fanno parte anche Aprilia, Anzio, Nettuno, Ardea e Pomezia.
Gli edifici, finora, seppure senza celebrazioni aperte al pubblico erano rimaste accessibili ai fedeli per la preghiera personale nel rispetto delle norme imposte dal Governo. Adesso, però, è arrivata la "serrata" totale.
«Viviamo una situazione gravissima sul piano sanitario, con ospedali sovraffollati, personale sanitario esposto in prima linea, come su quello economico, con conseguenze enormi per le famiglie dell'intero Paese, a maggior ragione per quelle già in difficoltà o al limite della sussistenza - si legge nell'intervento della Cei -. A ciascuno, in particolare, viene chiesto di avere la massima attenzione, perché un'eventuale sua imprudenza nell'osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone. Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione».
Alla luce di questo, dunque, è arrivata la libera decisione del vescovo di chiudere tutto. «L'accesso alle Chiese è interdetto ai fedeli - scrive Semeraro nel suo decreto -. Tutti i fedeli sono quindi dispensati dall'obbligo di soddisfare il precetto festivo. Sappiano, in ogni caso, che i loro sacerdoti celebrano quotidianamente per tutto il popolo».