Il resoconto
16.03.2020 - 09:00
La tensione e le preoccupazioni tra noi italiani che viviamo a Londra, e più in generale in tutto il Regno Unito, stanno crescendo giorno dopo giorno, soprattutto nel vedere che dal governo di Boris Johnson non vengono prese misure drastiche di nessun genere per rallentare il contagio. Il timore principale è rivolto a noi tutti che viviamo qui, ma anche al resto dell'Europa perché se da una parte l'Italia e a seguire Spagna, Francia e altri paesi europei stanno ora cercando di arginare il più possibile la diffusione, dall'altra l'UK ad oggi non sta facendo nulla di veramente concreto, mettendo in serio pericolo il futuro dell'intero continente che così non sarà mai libero da rischi di ritorno del coronavirus. Come se ci fosse sempre un focolaio pronto ad esplodere di nuovo, anche quando tutto sarà passato. La predisposizione "business first" del Governo britannico, prima di tutto gli affari, non credo che ripagherà, perché se ad oggi l'esecutivo di Boris Johnson più che la salute pubblica sta tutelando il paese dal rischio recessione, dall'altro rischia seriamente che non avrà abbastanza forza lavoro per portare avanti il paese, una volta il contagio si sarà diffuso a macchia d'olio. Capisco che bloccare completamente una città, come Londra, da nove milioni di abitanti è quasi impossibile, ma rimanere del tutto immobili è allo stesso tempo l'atteggiamento più errato che può adottare un paese sviluppato come il Regno Unito. Inoltre, come italiani emigrati stiamo vivendo anche una doppia preoccupazione, non potendo rientrare nelle nostre città d'origine per portare sostegno e supporto a familiari e amici. Non è di certo una chiamata al cellulare o una videotelefonata che possono compensare questi momenti di sconforto che stiamo vivendo tutti, noi qui e voi in Italia.
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