Un pasticcio, quello dell'obbligo di vendita delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi l'una, che ieri ha portato alla sospensione delle vendite in diverse farmacie della provincia e in generale d'Italia. Succede questo: domenica 26 aprile il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri firma un'ordinanza che impone il prezzo di vendita al pubblico delle chirurgiche a 0,50 centesimi. Ieri mattina alle farmacie arriva la comunicazione di questa decisione.

Ma molti operatori in tutta Italia decidono di sospendere la vendita del prodotto perché quelle che hanno a disposizione le hanno pagate di più al singolo pezzo. Una questione di non poco conto, tanto che in mattinata il commissario Arcuri convoca con urgenza le associazioni di categoria, compreso l'Ordine dei Farmacisti. Viene siglata un'intesa secondo la quale «verrà garantito un ristoro e assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal governo». Poi, nel pomeriggio, lo stesso commissario annuncia di aver stipulato «contratti per 660 milioni di mascherine chirurgiche ad un prezzo medio di 0,38 euro con le società FAB, Marobe, Mediberg, Parmon e Veneta Distribuzione». Insomma, bisognerà approvvigionarsi da questi soggetti per avere il prodotto a prezzo più basso.

I farmacisti spiegano la loro posizione, come fa la titolare della farmacia Provantini di Latina Scalo: «Abbiamo sospeso ieri la vendita delle chirurgiche che abbiamo pagato al pezzo più dei 50 cent previsti dal Governo. Il prezzo più basso era di 80 cent a pezzo. Siamo in attesa di comunicazioni da parte delle associazioni di categoria e degli organi statali per capire come comportarci».