Per effetto dell'emergenza Coronavirus hanno lasciato il carcere i fratelli Maurizio e Stefano Botticelli, condannati in via definitiva per il duplice omicidio di Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne e il tentato omicidio di Gianluca Ciprian, l'agguato consumato quasi otto anni fa nella stazione di via degli Archi a Sezze Scalo. Entrambi sono considerati detenuti a rischio a causa del loro stato di salute, precario a causa del rischio contagio: è questa la ragione che ha consentito loro di lasciare il carcere fino al mese di ottobre, data prevista per il loro ritorno dietro le sbarre.
I provvedimenti che hanno provocato l'attenuazione delle misure detentive, risalgono alle scorse settimane e sono stati emessi a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Il primo a lasciare il carcere è stato il più anziano dei due, ovvero Maurizio, che di anni ne ha 63: il suo stato di salute è più grave del fratello Stefano, dieci anni più giovane, anche lui considerato comunque a rischio. La detenzione domiciliare è stata concessa loro perché soffrono, entrambi, di patologie connesse all'apparato respiratorio, quindi il rischio è particolarmente attinente, compatibile con l'allarme per il Covid-19, sebbene la loro età sia al di sotto della soglia di pericolo maggiore. Ovviamente il provvedimento non ha riguardato il terzo protagonista di quel fatto di sangue, vale a dire Enrico Botticelli, figlio 34enne di Maurizio.
Per tutti e tre la condanna in via definitiva era arrivata nel 2016, quando la Suprema Corte di Cassazione aveva respinto i loro ricorsi contro la pronuncia della Corte d'Assise d'Appello che aveva ridimensionato le pene inflitte in primo grado dal Tribunale di Latina. La condanna più pesante è rimasta al giovane Enrico, ossia 20 anni, considerato l'esecutore materiale del duplice omicidio, mentre lo zio Stefano, che come lui in primo grado si era visto comminare l'ergastolo, di anni ne deve scontare 15 per il tentato omicidio di Ciprian quella stessa sera. Mentre Maurizio, che aveva solo esploso colpi a vuoto, è stato condannato a 8 anni e quindi ha già scontato più della metà della sua pena.
L'agguato era maturato per questioni legate al traffico e allo spaccio di droga, come avevano confermato le successive indagini confluite nell'operazione Arco. Di fatto i Botticelli si erano ribellato al rapporto di sudditanza, sfociato spesso nella violenza, che Radicioli aveva imposto su di loro. L'unico sopravvissuto, Gianluca Ciprian, aveva poi raccolto il testimone dell'amico e sodale, come testimonia il suo recente arresto in Spagna per il coinvolgimento in un grosso carico di stupefacenti. Ma questa è un'altra storia.