La conferenza
23.01.2025 - 17:25
È lei, Giulia Spizzichino, la farfalla impazzita protagonista del film di Enrico Kiko Rosati che la Rai metterà in onda mercoledì 29 gennaio in prima serata, e che il 27 gennaio - Giorno della Memoria - alle 10.30 sarà presentato al Cinema Adriano di Roma a 700 studenti su iniziativa del festival “Alice nella città”, alla presenza di parte del cast e di Elena Sofia Ricci che ne è straordinaria protagonista.
C’è attesa per questa nuova fiction televisiva che, ispirata all’omonimo libro scritto da Giulia Spizzichino e Roberto Riccardi, è attraversata da un’intensità molto particolare, una di quelle storie che piacciono molto allo sceneggiatore di Fondi Mauro Caporiccio. È suo il soggetto, ed è sempre Caporiccio a firmare la sceneggiatura insieme ad Andrea Porporati: “Credo che sia una delle storie realmente accadute più intense che abbia mai raccontato - ci dice lo sceneggiatore pontino a fine conferenza -. Volevo dare un segnale forte, cercavo una storia che fosse più contemporanea rispetto allo Shoah, e non perché non siano importanti le pellicole già realizzate o da realizzare sui campi di sterminio anzi. Volevamo con il produttore Matteo Levi però qualcosa che riguardasse soprattutto la generazione che è sopravvissuta. Giulia (scomparsa nel 2016) era la persona giusta, una donna rimasta ancorata al suo dolore immenso e che ha vissuto più con i suoi morti che con i vivi, ma anche una donna che trova una ‘sorellanza’ che le dà forza, quella delle Madri di Plaza de Mayo”.
Farfalla impazzita, così chiamavano Giulia Spizzichino perché dai tragici giorni del 1943 non aveva avuto più pace.
Ebrea romana riuscita a salvarsi dai campi di stermino, aveva avuto l’esistenza tragicamente segnata dalla morte di molti parenti che da Auschwitz non erano più tornati e che erano stati ammazzati nel massacro delle Fosse Ardeatine del 1943.
Non c’è pace quando i ricordi non te la concedono, ed è ancora più duro quando dopo diversi decenni tornano a riaffacciarsi più vivi che mai e si presenta l’occasione che sia fatta giustizia. Quando si scopre che l’autore materiale dell’eccidio di Roma, quello che dette l’ordine, è in Argentina, Giulia non si sottrae al suo dovere di testimoniare e di battersi per la difesa di tutte le vittime.
Ieri presso il Circolo Sportivo Rai, si è tenuta la presentazione del film alla stampa, ospiti Maria Pia Ammirati, direttrice Rai Fiction; il produttore Matteo Levi, Direttore 11 Marzo Film; il regista Kiko Rosati, gli attori Elena Sofia Ricci e Massimo Wertmuller, e Antonella Di Castro nel suo ruolo di Vice Presidente e Assessore alla Cultura Comunità Ebraica di Roma e tra i presenti il figlio e la sorella di Giulia Spizzichino.
La potenza emozionale che ha accompagnato sin dall’inizio questo lavoro è emersa dalle parole dei relatori, a cominciare proprio da Elena Sofia Ricci che, riferendosi alla storia che ha interpretato, mette in guardia sull’agghiacciante aridità dell’animo umano, con riferimento alla freddezza dimostrata da Erich Ernst Bruno Priebke durante il processo, ma oggi non mancano secondo l’attrice “ego ipertrofici che dirigono il nostro mondo e la nostra vita”.
“Quello che fa tanta rabbia oggi è che siamo campioni mondiali di resistenza a qualsiasi tipo di evoluzione umana”, dirà anche.
Ha letto a fondo il libro, Elena Sofia Ricci. Ha sottolineato tutto ciò che voleva emergesse, ha visto e rivisto le interviste rilasciate da Giulia nel corso degli anni e ha cercato di capire il peso inimmaginabile del suo dolore: «Sono rimasta colpita dal suo sguardo. Lei non abbassa mai gli occhi, non fissa il vuoto ma il suo passato. I morti di cui parla, Giulia li vede. È un dolore che si estende anche a chi le è vicino. Dice bene Matteo Levi - ha concluso Elena Sofia Ricci citando le parole del produttore -, questo è un film che parla non solo della Shoah ma dell’Argentina e della potenza delle donne che si uniscono. Un film che parla a tutti. Quando si tratta di fare giustizia, le donne che si uniscono sono una superpotenza, così come molto forte è la testimonianza di Giulia durante un processo che non riguarda solo la sua storia, ma tutte le famiglie di tutte le persone morte nelle Fosse Ardeatine”.
Cita infine Andrea Camilleri, l’attrice. Una frase che ha voluto si utilizzare perché assolutamente calzante: “Tutti i carnefici sono carnefici, tutte le vittime sono vittime. In ogni tempo e in ogni luogo. Le bestie uccidono per paura, per fame; gli uomini no, uccidono per potere, per denaro, e questo li rende colpevoli”.
Un invito a interrogare la nostra coscienza, prima del monito a non mollare, a lottare sempre per la giustizia e per la verità, “perché se non ci sta la verità non ci sta la giustizia. E senza la giustizia non ci sarà mai la pace»
Il produttore Matteo Levi riconosce a Mauro Caporiccio il merito di avere trovato questa storia “più vicina a noi” e che abbraccia anche le Madri di Plaza de Mayo.
Il regista Kiko Rosati loda il senso di responsabilità dimostrato da parte dell’intero cast, tecnico e artistico, e sottolinea l’emozione e il peso di portare sugli schermi una storia del genere.
Per Massimo Wertmuller, che nel film ha il ruolo del marito di Giulia, la memoria andrebbe istituzionalizzata come materia da studiare almeno tre volte a settimana nelle scuole.
Chiude la conferenza stampa Antonella Di Castro, ringraziando per questo film e ricordando che ogni singola storia di quei tempi di odio e guerra, è un dramma: “Renderla pubblica significa rendere umano un numero. I fantasmi del passato chiedono giustizia - ha aggiunto l’assessore alla Cultura Comunità Ebraica di Roma -, e si ha giustizia soltanto quando si arriva al riconoscimento di una verità storica”.
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